Praga, 8 marzo 2003. All’arcivescovado mi ha preso in consegna sr. Halina, mia ex allieva all’UPS, e mi ha portato al terzo piano, nella casa del cardinale. Il cardinale è a Istambul; anche il monsignore che vive con lui è assente… Sono ospitato in una suite principesca: è per gli ospiti del cardinale, tutta gente del suo pari e quindi adeguata al rango. Altre al salotto, cucinetta e bagno planetario, comprende, naturalmente, la stanza da letto, che è molto più di una stanza da letto. È una sala ovale di una bellezza straordinaria, con tre finestre ovali su altrettante pareti: una dà nel giardino dell’episcopio, una sul castello, una su Praga. Roba da incanto. Da qui questa mattina ho visto la piazza animarsi di turisti e il cambio della guardia presidenziale…
Così iniziava il diario
della mia visita nella Repubblica Ceca, su invito del card. Miloslav Vlk, che
arrivò il giorno seguente. Subito partimmo per Hejnice, nel santuario mariano,
dove passammo una settimana insieme di intensa comunione.
Ieri non potevo
mancare, nella basilica di santa Croce in Gerusalemme, alla messa in suo
ricordo. Particolarmente toccante il ricordo evocato dal card. Giovanni
Battista Re. Ne riporto alcuni passi:
Il cardinale Vlk
ebbe una fanciullezza disagiata, ma fin dai primi anni ricevette un’educazione
profondamente cattolica. La sua grande aspirazione di diventare sacerdote si
scontrò con una capillare persecuzione contro la Chiesa, per cui, dopo aver
lavorato nei campi passò a essere operaio in una fabbrica di automobili;
interruppe questo lavoro per la chiamata al servizio militare. Il desiderio di
diventare sacerdote lo portò a utilizzare tutti i momenti liberi per studiare.
Finalmente nel 1964 riuscì a frequentare la facoltà di teologia dei Santi
Cirillo e Metodio, che di fatto era un seminario sotto il controllo statale. In
questo contesto il giovane Miloslav Vlk ebbe occasione di incontrare il
movimento dei Focolari, che per lui fu di grande sostegno umano, morale e
spirituale. Fra l’altro i focolarini gli procuravano libri da leggere, che per
lui erano molto utili e che lo aiutarono a maturare la propria spiritualità,
caratterizzata dall’imitazione di Gesù abbandonato sulla Croce. «Come Cristo si
sentì abbandonato, ma continuò a portare la sua croce — spiegherà quando era
cardinale — così io continuai a portare la mia croce negli anni bui e duri
della mia vita».
Con la Conferenza Episcopale Ceca alla quale diedi gli esercizi spirituali |
In quel periodo
entrò nella prima comunità del movimento dei Focolari in Cecoslovacchia,
figurando esternamente come laico, anche se tutti ne intuivano lo spirito
sacerdotale. La spiritualità focolarina lo ispirerà parecchi anni dopo anche
nella scelta del motto episcopale: Ut omnes unum sint.
Nel 1990 fu
nominato vescovo della diocesi di České Budĕjovice, vacante da 18 anni, e
nell’anno seguente, 1991, arcivescovo di Praga e nel 1994 cardinale. Così le
strade di Praga che per otto anni lo avevano visto passare come lavavetri,
pochi anni dopo lo videro passare come arcivescovo e cardinale. Nel 1995 lo
poterono ammirare a fianco del Papa Giovanni Paolo II. Quanti lo avevano
guardato con simpatia umana come lavavetri, lo apprezzarono negli anni seguenti
come pastore zelante e generoso, impegnato in un autentico rinnovamento
spirituale ed ecclesiale, nell’assillo di indicare a tutti la via che porta al
cielo. La forza della fede, che lo sostenne negli anni difficili, divenne
incontenibile ansia pastorale e desiderio di rendere vivo il Vangelo nella
società e di fare del bene a tutti.
La lezione della
sua vita non deve cadere nell’oblio. Il cardinale Miloslav Vlk resterà nella
storia della Chiesa e dei popoli slavi fra le figure luminose che con la forza
della loro fede hanno testimoniato piena fedeltà a Cristo in tempi e in
situazioni difficili.
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