sabato 22 aprile 2017

Credere senza vedere


Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (Gv 20, 19-31).

Caravaggio l'ha ritratto mentre introduce il dito nella piaga - una scena da ribrezzo. Non dissimili, anche se meno realisti, tutti gli altri pittori.
Io non me la immagina così la scena, troppo inverosimile. Gli è bastato vederlo ed è crollato in ginocchio

Quella di Tommaso diventa così la più alta professione di fede di tutto il Nuovo Testamento: “Mio Signore e mio Dio”. Una fede partecipata, personale, appassionata. Non la fede in qualcosa oggettivamente presente ma discosto, frontale, lontano; no, una fede viva e personale: sei il “mio” Signore, il “mio” Dio.
Credere nel Risorto è lasciarlo entrare nella “mia” vita, riconoscere un rapporto che unisce intimamente, in una reciproca appartenenza: Egli è “mio” perché io sono suo, mi ha acquistato a caro prezzo, con il suo stesso sangue, testimoniato dal segno dei chiodi e della lancia che non ha voluto cancellare perché sempre, per tutta l’eternità, vi leggessimo il suo amore infinito.
Tommaso lo proclama “il” mio Signore, “il” mio Dio, proprio con l’articolo (così in greco), a sottolineare che è l’unico, il tutto, senza possibilità di parcellizzare l’appartenenza e l’amore.

Al vederlo i suoi discepoli furono pieni di gioia. “Beati i vostri occhi perché vedono”, aveva proclamato loro una volta. Sì, veramente beati. Che gioia sarebbe vederlo! Potessimo essere stati lì anche noi, a porte chiuse, e nell’intimità di quella sera vederlo.
Ma questo nostro tempo è il tempo della Chiesa ed Egli, asceso al Cielo, è stato sottratto ai nostri occhi. Eppure Egli, che è l’Onnipotente, non potrebbe compiere ancora il miracolo e mostrarsi ai nostri occhi? Allora, dopo la risurrezione, si è fatto vedere alle donne per strada, a Maria di Magdala nell’orto, a Cleofa e al suo compagno nella casa di Emmaus, ai discepoli nella stanza superiore, sul lago… Egli che si è mostrato in luoghi tanto diversi e tanto comuni, non potrebbe mostrarsi anche a noi?

Forse è proprio questo l’insegnamento: Egli può apparire ovunque perché ovunque è presente: in casa, al lavoro, per strada, nei posti più impensati. È il Risorto, il Vivente, non più legato a un luogo, a un tempo.
Il miracolo non è quando Egli appare, come quella sera davanti a Tommaso. Il miracolo è che egli è qui, realmente presente, e non si fa vedere!
Siamo beati anche noi che non lo vediamo, come lo erano i suoi discepoli che lo vedevano. Anche noi, come loro, siamo pieni di gioia perché Egli c’è, ed è sei, qui, accanto, in mezzo a noi, il mio Signore e il mio Dio.


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