Chissà cosa ha
detto a ognuno di noi il Crocifisso.
Io ho visto il
suo volto trasfigurarsi e nel suo ho riconosciuto il volto dei cristiani copti
di Egitto uccisi proprio la domenica delle palme, i volti delle persone uccise
nella strage di Stoccolma, delle vittime di violenze senza fine in Congo, di
quelle travolte dalle inondazioni a Mocoa in Colombia, di quelle massacrate
dall’Isis e dai bombardamenti di russi e americani in Siria, dei profughi che
si riversano in Europa, i volti senza volto dei profughi annegati nel Mediterraneo, i volti degli anziani soli che ho visitato nella casa di riposo
il lunedì santo, di quanti soffrono per calamità naturali e guerre, dei giovani
sbandati, senza ideali e senza lavoro, delle famiglie in difficoltà economiche
o con persone malate a carico; ma anche il volto degli aguzzini, dei violenti, di
Igor, l’assassino ricercato in nord Italia da centinaia di poliziotti.
Ed ecco il
Venerdì santo, quando la Chiesa invita l’intera comunità cristiana ad adorare insieme
la croce. Non è l’adorazione del Crocifisso, già deposto e consegnato al sepolcro,
ma della croce. La croce che Gesù ha preso su di sé quale strumento di
salvezza. Caricandola sulle sue spalle si è caricato di tutte le croci
dell’umanità.
Si è
caricato della croce
di tanti ragazzi oggetto di bullismo o pestati spesso a morte dai coetanei per
morivi futili, la croce delle donne insidiate da molestie ossessive e uccise da
quanti dicono di amarle.
Gesù
è stato tradito, prendendo su di sé la croce di tutti i tradimenti, a
cominciare dal mio, perché l’ho tradito tante volte, e il tradimento e
l’infedeltà di amici, coniugi, soci in imprese.
Ha
subito un processo ingiusto, facendo suoi tutti i processi ingiusti, che
condannano gli innocenti, i poveri, quanti non hanno la possibilità di
difendersi.
È
stato condannato per blasfemia, come tanti cristiani di oggi in Pakistan, in
Indonesia, che per blasfemia sono incarcerati, arsi vivi, lapidati.
È
stato deriso, condividendo la croce di quanti sono deboli, inermi, e per questo
oggetto di derisione.
È
stato percosso, seviziato, torturato… facendo suo il dolore di quanti anche
oggi continuano ad essere percossi, seviziati, torturati…
Con la sua
croce Gesù ha preso su di sé la croce di ognuno di noi.
Egli
scende a prendere la sua croce in quella strada dove un pirata travolge una
donna e anche lui, con lei, è scaraventato a terra e lasciato solo; scende
nella rissa davanti alla discoteca e anche lui è accoltellato; nella città di
Mosul e su di lui cadono le bombe; nel Sud Sudan e si è ammalato fino a morire
di fame…
Gesù ha vissuto e vive
il dramma di ogni persona umana che soffre, che è nel peccato. Tutto continua a
prende su di sé. Si è
fatto Cireneo di ognuno di noi.
Anche a noi chiede di fare come lui:
“Chi vuol seguirmi, prenda ogni giorno la sua croce”. Qual è la mia croce? Quella
di tutti i crocifissi della storia. Anche noi Cirenei, siamo chiamati a prendere
su di noi la croce degli sconosciuti che ci capita di incontrare, riconoscendo
in essi la presenza del Dio fattosi vicino, identificatosi con ognuno di loro.
Raccogliendo
le croci forse anche su di noi cadrà il buio.
“Si fece
buio su tutta la terra”.
Quanto buio
c’è ancora su tutta la terra.
Immersi
in questa tenebra, ci sentiremo impotenti, fragili, deboli.
Come
i discepoli di Emmaus, delusi e scoraggiati, rivolgiamo dunque al Signore la
preghiera: “Resta con noi, perché si fa sera”. Sarà lui la nostra luce e la
croce si farà risurrezione.
Nella
notte di Pasqua seguiremo il cero, simbolo della luce di Cristo, e ad esso
accenderemo la nostra candelina per essere a nostra volta, luce per quanti
incontriamo ogni giorno.
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