Domenica
delle Palme, il più drammatico di tutti i giorni della Settimana santa. Nello
spazio di pochi minuti si passa dalla gioia delle palme alla tragedia della
passione.
È così
bello e festoso il rito della benedizione degli ulivi nel parco fuori la
chiesa. C’è quell’esultanza di bambini che giocano con i rametti appena
tagliati che vanno in processione cantando. È stato così anche per noi oggi,
nel parco di casa nostra, in una mattina soleggiata. La stessa gioia che
contagiava gli abitanti di Gerusalemme quando Gesù entrava in città.
Subito
dopo la lettura della passione. L’ho letta anche questa mattina, nella forma
lunga, come la prima volta nel 1975 nella basilica di san Pietro.
Quel Gesù
mite e sorridente a cavalcioni sull’asino improvvisamente è oggetto di sevizie,
percosse, sputi, condanna, torture, uccisione e ha paura e grida.
Questo
contrasto tragico, nel quale è sintetizzato tutto il dramma del mistero pasquale,
fatto di morte e di vita, di odio e amore, l’ha espresso in maniera
mirabile Guerrico d’Igny, un abate cistercense del 1100, un testo che mi
ha accompagnato nella meditazione di oggi:
Se consideriamo allo stesso tempo la
processione di oggi e la Passione, vediamo Gesù, da un lato, sublime e
glorioso, e dall'altro, umiliato e sofferente.
Nella processione riceve gli onori regali, e
nella Passione lo vediamo castigato come un malfattore.
Nella prima, la gloria e l'onore lo
circondano; nella seconda, «non ha apparenza né bellezza» (Is 53,2).
Nella prima, è la gioia degli uomini e la
gloria del popolo; nella seconda, è «l'infamia degli uomini, e il rifiuto del
popolo» (Sal 22,7).
Nella prima acclamano: «Osanna al Figlio di
Davide. Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele!»;
nella seconda urlano che merita la morte e lo deridono perché si è fatto re
d'Israele.
Nella prima, accorrono da lui coi rami delle
palme; nella seconda, lo schiaffeggiano in viso con le palme delle mani, e gli
percuotono il capo con la canna.
Nella prima, è colmato di elogi; nella
seconda è nauseato dalle ingiurie.
Nella prima, si disputano per stendere sul
suo percorso i propri mantelli; nella seconda, lo spogliano dei suoi vestiti.
Nella prima, lo ricevono a Gerusalemme come
re giusto e Salvatore; nella seconda, è cacciato fuori da Gerusalemme come un
criminale e un impostore.
Nella prima, è seduto su un asino,
circondato di doni; nella seconda, è appeso al legno della croce, lacerato
dalle fruste, trafitto di piaghe e abbandonato dai suoi...
Nessun commento:
Posta un commento