«Mentre lo conducevano via,
presero un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, e gli misero
addosso la croce da portare dietro a Gesù» (Lc 23, 26).
Jean Wauthier cadde in un’imboscata la sera del 16 dicembre 1967. Il
giorno dopo, uno dei catechisti scrisse ai suoi genitori: «Padre Jean è morto
perché ci amava e non ha voluto abbandonarci».
«Ho sempre aspirato alla vita
missionaria, fin dall’infanzia… sono pronto ad accettare qualsiasi apostolato,
nel posto dove possa più facilmente santificare gli altri e arrivare… “usque
ad apicem perfectionis”».
«La croce oblata, ricevuta
nel giorno della professione perpetua, ci ricorderà costantemente l’amore del
Salvatore, che ci invia come suoi cooperatori» (C 63).
«...i soldati... lo
rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela
misero sul capo...» (Mc 15, 16-19).
Louis Leroy fu prelevato dalla sua casa il 18 aprile 1961 da un
distaccamento di guerriglieri. Chiese di poter indossare la sua veste, mise la
croce, prese il breviario sotto il braccio e disse addio.
«Sono felicissimo della mia
vita missionaria, dura ma splendida... Malati e feriti prendono un sacco di
tempo e richiedono viaggi lunghi e faticosi. Un cristiano si è bruciato il
viso, le mani e le ginocchia. Sono andato a trovarlo tre volte, ci vogliono tre
ore e mazzo di cammino, in montagna… Pregate per me, così che Dio possa
compiere attraverso di me tutto il bene che vuole realizzare ».
«Per essere suoi
cooperatori, si impegnano a conoscerlo più intimamente, a immedesimarsi con
lui, a lasciarlo vivere in loro... Si sforzano di riprodurlo nella loro
vita...» (C 2).
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