Il Vangelo è una fonte
inesauribile di ispirazione per la vita della Chiesa. Essa non solo custodisce
fedelmente la parola di Dio, ma, per la fecondità stessa della Parola e per la
costante guida dello Spirito, la fa fruttificare in una meravigliosa novità di
espressioni. Dall’unico seme del Vangelo Parola germogliano nel suo seno i
frutti più diversi.
Tutto inizia a Gerusalemme, nel
giorno di Pentecoste, quando lo Spirito Santo scende in pienezza, introducendo
i credenti nella dimensione più profonda del Vangelo: il comandamento nuovo,
l’unità, facendoli un cuor solo e un’anima sola. Egli insegna loro lo “stile di
vita” che il Verbo ha portato sulla terra: lo “stile di vita”, se così possiamo
esprimerci, proprio della Trinità che è Amore, Unità, Comunione.
Nella chiesa della Pentecoste sono
racchiuse, quasi in forma incandescente, fontale, tutte le parole del vangelo.
Quel inizio lo possiamo paragonare al “Big Bang” che diede vita all’universo. Come
nel Big Bang iniziale, anche la pienezza di vita della Pentecoste doveva poi
spandersi lungo il corso dei secoli e, a contatto con la storia, sprigionare
tutta la ricchezza in essa contenuta.
Così il mese scorso ho iniziato il corso sulla storia della vita consacrata a un centinaio
di novizi e novizie di mezza Europa, appartenenti a 18 Istituti religiosi.
Sono
già a metà delle lezioni e a metà della storia, al 1200.
Un
gruppo bello, attento, che risponde.
Le
dispense che ho preparato termineranno con due testi famosi che interpretano il
clima di stima reciproca e di comunione che si respira nell’aula:
«Ama nell’altro ciò che tu stesso
non hai, affinché l’altro possa amare in te ciò che egli non ha, perché il bene
compiuto dall’uno sia anche bene dell’altro, e siano uniti nell’amore coloro
che sono divisi dalle occupazioni (...). Se ti avviene di non poter raggiungere
ciò che un altro possiede, è amando che lo possederai» (ignoto canonico
regolare del sec XI )
«Io ammiro tutti gli ordini e li
amo tutti. (...) Appartengo ad uno di essi con la mia osservanza, ma a tutti
nella carità. Abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri; il bene spirituale che
io non ho e non possiedo, lo ricevo da altri. (...) E tutte le nostre
diversità, che manifestano la ricchezza dei doni di Dio, sussisteranno
nell’unica casa del Padre, che comporta tante dimore. Adesso c’è divisione di
grazie; allora ci sarà distinzione di gloria. L’unità, sia qui che là, consiste
in una medesima carità» (Bernardo di Chiaravalle).
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