Sono già
passati alcuni mesi dalla tua partenza, per raggiungere la nuova famiglia.
Pochi giorni fa è stato il tuo compleanno, e per quel giorno offrii
particolarmente la S. Comunione e la S. Messa.
Fino ad
ora non ti avevo mai scritto, perché ti trovavi vicino, a Firenze e non mancava
l’occasione di vedersi.
Ora si
sta avvicinando il S. Natale (ora è avvento, tempo di preparazione) così ho
voluto anticiparmi inviandoti i miei più sentiti auguri natalizi e di buon
lavoro, e così fare una chiacchierata.
Così mi scriveva la zia Niccolina, quasi
cinquant’anni fa, quando ero andato a Torino per lo studio della filosofia. Una
lettera semplice e bella, che mostra come dietro ad una vocazione ci siano
sempre tante persone, un po’ come una rete di fili per comporre un tessuto.
Non puoi
immaginare la gioia che mi hai sempre dato (anche se mai te l’ho confessato) da
quando eri bambino, che partisti per il seminario, e ora sempre più. Ricordo
quando partisti quella mattina con la valigia sopra la macchina dopo che ci
facemmo le foto, e io restai con le sorelline che erano piccoline. Quanto tempo
è passato!
Ora sei
fatto giovanotto. Quante lotte penso che hai avute. Ma il Signore e l’Immacolata
ti hanno dato la forza per superarle.
Quest’anno
un altro passo avanti, hai raggiunto l’ultima casa, dove troverai superiori per
una buona formazione per arrivare un giorno alla meta. Benché dopo aver dato l’esame
di maturità avessi tante strade aperti da seguire, hai voluto seguire il
Signore, invece del mondo. Non ne sono degna, ma ti devo dire, mi sento
orgogliosa di te e del tuo avvenire.
Ti
assicuro ogni giorno il mio ricordo come per il passato e più ancora per l’avvenire,
ogni giorno nella comunione e nella S. Messa. Ho detto più ancora, perché
quanto più in là andrai e più bisogno hai dell’aiuto di Gesù e della Madonna. (…)
Sperando
nell’aiuto del Signore che un giorno tu possa raggiungere la desiderata meta (…).
Scusa se
ho fatto questa chiacchierata e gli sbagli di ortografia; sai io ho fatto la 5a
elementare non il liceo!
Ho ritrovato le lettere questi giorni tra le
mie carte. Errori d’ortografia non ce ne sono, una volta alle elementare
insegnavano a scrivere. C’è invece un gran cuore e una grande fede.
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