È bello
leggere libri belli, come quello di questi giorni, Il sogno di un venditore di accendini. È il primo breve romanzo di
Francesca Fialdini, conduttrice di un noto programma Rai, “Uno mattina”, che io
non conosco. Non ho quindi mai visto l’autrice. In compenso l’ho ascoltata, nel
suo scritto.
Un tema
scottante, quello degli emigrati dall’Africa nel nostro Paese in cerca di
lavoro. Penso al giovane nigeriano che ogni domenica mattina incontro quando
vado a comprare il giornale. Mi fermo a parlare con lui, in attesa del permesso
di soggiorno, ma è difficile entrare nel suo mondo (domenica scorsa non era al
suo solito posto; che abbia avuto le carte, o forse avrà dovuto cercare un’altra
impossibile sistemazione?).
Nel
romanzo della Fialdini non si parla di emigrati; è invece un emigrato, un
senegalese, che parla di sé, o meglio, che scrive lunghe lettere alla moglie
lontana, raccontandole come vive e com’è la vita attorno a lui, sognando con
lei un futuro migliore per la famiglia e il Paese d’origine, per i figli così piccoli
e così lontani.
Il
Senegal come lo racconta lui, incantevole, fascinoso, vivo, non combacia
proprio con quello che ho conosciuto io. Qui sta il bello, che me lo fa vedere
con occhi diversi, i suoi appunto. Così come mi fa vedere la nostra Italia come
la vede lui, con i suoi occhi. Sguardi diversi sulla stessa realtà, che consentono
di conoscere in modo nuovo e di comprendere meglio il mondo dell’altro, di
stimarsi, di dialogare.
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