Su in alto, nella lunetta dell’ultima
cappella a destra della chiesa di Trinità dei Monti, un originale affresco dell’Annunciazione.
È quello che ho pubblicato sul blog di venerdì scorso. A parte l’angelo
adagiato e lunghissimo, in modo da coprire lo spazio della lunetta, mi ha
colpito un’inedita finestra che si apre in cielo e dalla quale il Padre lancia
verso la Vergine il Verbo fatto bambino. La mia piccola macchina fotografica ha
fatto fatica a riprendere un soggetto così lontano, la scena si intravede
comunque ed è simpatica e tenerissima, non ne ho mai vista una del genere.
Ieri a Cesena si è aperta ancora
una volta una finestra in cielo. Questa volta però sono stato io a lanciare in
cielo un bambino, battezzandolo.
Il 25 marzo è considerata la
data dell’incarnazione: il Figlio di Dio si fa uomo. In Toscana, come in altre
regioni, fino alla sua annessione da parte dei Piemontesi, l’anno iniziava
proprio il 25 marzo, così come il computo degli anni inizia con la sua nascita.
Anche per Leonardo ogni anno il
25 marzo segnerà l’anniversario dell’inizio della sua vita nuova.
Al termine della Messa, nel duomo
della città, l’ho adagiato sull’altare della cappella della Madonna del popolo,
per offrirlo a lei.
Nel giorno dell’Annunciazione ho
pensato anche alla seconda annunciazione della vergine, quella avvenuta ai
piedi della Croce.
L’Annunciazione
a Nazareth le rivelò la presenza di Gesù in lei: Madre di Dio.
L’Annunciazione
ai piedi della croce - “Donna, ecco tuo figlio” -, che non veniva più da un
angelo ma dallo stesso Figlio di Dio, le rivelò la presenza di Gesù fuori di
sé, negli altri.
Da
quel giorno Maria riconobbe Gesù in ogni persona che incontrava.
Anche
con il nostro sì alla nostra prima annunziazione il Verbo di Dio s’è fatto
carne in noi.
Con
il secondo sì, a seguito della seconda annunciazione, ci scopriamo madre della
Chiesa, e viviamo per chi ci è accanto.
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