Tra i
1000 siti che saranno aperti al pubblico nelle prossime giornate del Fai del
25-26 marzo, spicca il convento e la chiesa di Trinità dei Monti a Roma.
Chi non
ha visto, almeno in cartolina, la scalinata che parte dalla barcaccia del
Bernini, in Piazza di Spagna, e sale fin su all’obelisco e ai bianchi campanili
di Trinità dei Monti. Ma pochi hanno visitato il convento, difficilmente
accessibile, come difficilmente accessibile è la maggior parte della chiesa
chiusa a metà da una grande cancellata che divideva la zona riservata alle
Suore del Sacro Suore. Anche per me era un sogno proibito.
Ho invece
avuto la gioia di poter visitare i luoghi prima ancora che vengano aperti al
pubblico. La storia sarebbe lunga, comunque sono stato invitato dalla nuova
Comunità dell’Emmanuele a cui, da settembre, è stato affidato l’intero
complesso, in accordo con la Santa Sede e il Governo francese a cui appartiene
l’intera costruzione.
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Le sale
affrescate, il grande refettorio con le pitture del Pozzo, il chiostro… perché
tutte queste ricchezze sono nascoste? E poi su per i corridoi del convento con
gli originalissimi affreschi: l’astrolabio, i paesaggi anamorfici che visti di
scorcio rappresentano san Giovanni evangelista a Pathmos e san Francesco di
Paola in Calabria, mentre da vicino sono ricchi di paesaggi. Si sente ancora
aleggiare la presenza di san Francesco di Paola e dei suoi frati Minimi, per i
quali i re di Francia costruirono chiesa e convento. Si notano purtroppo anche
i segni di altri francesi, i soldati di Napoleone, vandali saccheggiatori e
devastatori.
Quando
andrò in pensione farò la guida turistica della chiesa per accompagnare le
migliaia di visitatori che ogni giorno capitano lì per caso, e aiutarli ad
ammirare questo straordinario mondo dell’arte, ancora oggi capace di raccontare
il Vangelo e di commuovere.
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