Ogni anno, per la
Quaresima, sant’Eugenio indirizzava alla sua diocesi di Marsiglia una Lettera
Pastorale per invitare i fedeli a vivere con intensità questo tempo di grazia.
Eccone un testo del
1846.
Scopo [della
Quaresima] è soprattutto disporre le anime a partecipare al grande mistero
della risurrezione dell’Uomo-Dio, conducendole sulla via penitente e dolorosa
da lui stesso tracciata, facendole salire con lui sul Calvario e scendere
spiritualmente con lui nel sepolcro, per rinascere con lui alla vita nuova che
ci ha acquisito con la vittoria sull’inferno, sul peccato e sulla morte (…). Saremo così altri lui, vivendo,
soffrendo e morendo con lui nel giorno passeggero delle sofferenze e degli scandali,
risorgendo, trionfando e regnando con lui nel giorno eterno della gloria (…).
Per farci mettere in
pratica questa unione di spirito e di cuore con Gesù Cristo, la Chiesa ci
chiama a percorrere i santi quaranta giorni, prima di arrivare a Pasqua.
Allora, ci ritiriamo con lui nel
deserto, preghiamo, digiuniamo, resistiamo alle tentazioni con lui, ci
mettiamo alla sua sequela per sopportare nello spirito i travagli, le fatiche e
le contraddizioni della sua vita pubblica. Nella
notte ci troveremo insieme sulla montagna per raccogliere il frutto delle sue
preghiere, mentre il giorno saremo testimoni dei suoi miracoli, segni che
manifestano, con un legame d’amore, sia la sua misericordia che la sua venerabile persona; toccati dalla
sua inesauribile carità e dalla sua tenerezza infinita per gli uomini, ascolteremo con raccoglimento la sua divina
parola e, come Maria, sua santa madre, la mediteremo nel nostro cuore (Lc 2,19); ci impregniamo dei sentimenti
del nostro Redentore, ci abbandoniamo alle ispirazioni del suo amore,
conformiamo la nostra anima alla sua e, vivendo lui stesso in noi (Gal 4,19), condividiamo la sua vita umiliata, laboriosa e penitente, per essere così simili alla sua immagine,
sempre a noi presente, perché sia al nostro sguardo il primogenito di una
moltitudine di fratelli e perché, dopo essere stati chiamati e giustificati,
siamo glorificati (Rm 13, 29-30). (Lettera pastorale, Quaresima 1846)
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