Il San Giuseppe che vive con me nella mia stanza |
L'odierna festa di san Giuseppe mi ha fatto pensare alla sua diversità rispetto a Maria.
Lei, quando appare l’angelo, inizia una schermaglia che
termina con l’affermazione: “Allora Maria disse”:
Maria parla. La sentiremo parlare anche altre volte, lungo il Vangelo.
Lui invece, dopo l’annuncio dell’angelo, non dice niente e anche
dopo, lungo il Vangelo, non parla mai. Per lui l’episodio si conclude con un verbo
diverso: “Giuseppe fece come gli
aveva ordinato l’angelo”. Giuseppe non parla, fa. È un lavoratore, un
carpentiere, abituato a lavorare con le mani, a fare. Mi piace questa concretezza di Giuseppe. Anche Maria compie
la volontà di Dio, ma ha bisogno di dirlo. Giuseppe la fa e basta. La sue sono
tutte azioni: “prese con sé la sua
sposa”, “prese con sé il bambino e
sua madre e si rifugiò in Egitto”, “prese
il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele”, “andò ad abitare in una città…”.
La festa di san Giuseppe mi ha fatto pensare anche alla sua sintonia con Maria, nel senso
che, pur diversi, vivono tutto all’unisono.
E qui passiamo dal Vangelo di
Matteo a quello di Luca, secondo il quale “il padre e la madre di Gesù si
stupirono”, insieme, quando sentono il racconto dei pastori e le parole di
Simeone, così come quando vedono il figlio che parla tra i dottori del tempio; insieme
l’hanno cercato, sono stati angosciati, non lo capiscono. Vivono tutto all’unisono,
condividendo gesti e sentimenti, da autentici marito e moglie.
Che bella coppia, così diversa e così unita.
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