Di sette che
eravamo all’inizio, il 29 settembre 1970, uno è già in cielo, due altri ci hanno
lasciato presto per comporre due altre bellissime famiglie. Uno dei due mi scrive da Torino che, in pensione ormai da 4 anni e felice nonno, "sono sempre impegnato nella scuola: vado tutti i giorni alla Scuola del Cottolengo e mi occupo della disabilità. Abbiamo 35 bambini disabili e anche di più con problematiche DSA e di Bisogni educativi speciali". Insomma più missionario che mai.
Un altro di noi è paralizzato in letto (la vedetta del nostro avanzare insieme), uno incatenato alla scrivania davanti al computer e due finalmente ancor sul campo di battaglia, in Uruguay e in Guinea Bissau.
Un altro di noi è paralizzato in letto (la vedetta del nostro avanzare insieme), uno incatenato alla scrivania davanti al computer e due finalmente ancor sul campo di battaglia, in Uruguay e in Guinea Bissau.
Il capo dell’armata,
padre Marino, quest’anno per la prima volta non s’è presentato al raduno, o
meglio, ci saluta dal cielo.
Dall’Uruguay padre
Peppino scrive: «Nella cornice
solenne dei duecento anni dalla nascita degli Oblati, celebriamo anche noi i
nostri quaranta sei con gli stessi sentimenti di gratitudine e rinnovo
dell'impegno preso».
Padre Celso dalla Guinea Bissau: «Questa mattina presto ho ricordato i nostri
46 anni.
Sono andato quindi
a celebrare la Messa dalle Suore di Madre Teresa (che pregano per noi)…
Sono passati tanti
anni, eppure non mi rendo conto di far parte degli anziani anzi, mi sembra di
essere ancora giovane. L’altro giorno però ho dovuto riflettere un po’ su
questo. Mi avevano chiamato per battezzare un anziano, ammalato. È stata grande
la mia sorpresa quando, consultando i suoi documenti, ho visto che “l’anziano”
era più giovane di me. Però è stato bello vedere che dopo il battesimo anche
lui era diventato giovane. Allego un paio di foto. Santo Eugenio ci aiuti a dire
sempre il nostro sì con gioia»
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