“Amare
Gesù: ecco lo scopo della mia vita. Ogni parola, ogni passo, ogni pensiero, ogni
sentimento, ogni respiro, deve essere un atto purissimo di amore. Vivere e morire
di amore per Gesù: ecco il mio ideale”.
Apa
Pafnunzio lesse queste parole su un frammento di papiro affisso alla porta
della cella di apa Epifanio. Le aveva scritte lui o le aveva copiate o
ascoltate da qualcuno degli anziani? Poteva essere così; era un letterato apa Epifanio.
Ma era soprattutto un sant’uomo e gli si addicevano, quelle parole; dovevano
essere proprio sue.
Perché
mai aveva appeso il papiro sulla porta? Per ricordare il suo proposito ogni
volta che usciva? Avrebbe dovuto fissarlo all’interno. O per invitare chi
passava a far proprio lo scopo della vita che lo animava…
Apa
Pafnunzio le intese così.
Quelle
parole, invece di animarlo ebbero l’effetto di deprimerlo. Non si sentì spinto
all’emulazione, come forse era l’intento di apa Epifanio. “Anche per me Gesù è
lo scopo della vita?”, si domandò con un velo di apprensione. Avrebbe dovuto
esserlo. Era andato nel deserto per questo, già da tanti anni.
Aveva
la confidenza per dire a Gesù che ogni parola, ogni passo, ogni pensiero, ogni
sentimento, ogni respiro erano un atto purissimo d’amore per lui, che viveva e
sarebbe morto per amore di lui? Soprattutto, sarebbe stata vera una tale
confidenza?
Il
papiro di apa Epifanio, invece della gioia gli aveva trasmesso tristezza.
Apa
Pafnunzio si sentiva davvero un pover’uomo. Che senso la vita senza un amore
ardente?
Sì,
faceva tante cose, tante cose belle, ma ogni parola, ogni passo, ogni pensiero,
ogni sentimento, ogni respiro, era davvero un atto purissimo di amore?
Dalla
modesta icona il Pantokrator, dolce e severo, al debole lume della candela, guardava
apa Pafnunzio, senza pronunciare parola.
Apa
Pafnunzio, al debole lume della candela, guardava il volto del Pantokrator,
senza pronunciare parola.
Finalmente provò a sussurrare: “Amarti e farti amare, ecco lo scopo della mia
vita”.
Poi
soggiunse, con un bisbiglio appena, quasi correggendosi: “Ti prego, sii lo
scopo della mia vita”.
Sarà
stato un sussulto della fiammella, ma gli parve che il Pantokrator gli
sorridesse.
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