Con padre Joseph Pielorz, morto il
1° settembre 2016, scompare uno degli ultimi grandi storici di sant’Eugenio e
degli Oblati. Persone così, come Beaudoin, Cianciulli, Gilbert, Lamirande,
Courvoisier, non ce ne sono più. Sta terminando una generazione di grandi Oblati
che hanno studiato con passione e competenza scientifica la storia delle
origini e la spiritualità oblata.
«Ho studiato la vita del Fondatore
per 10 anni, in seguito per altri 7 anni come vicepostulatore della causa di beatificazione
– mi scriveva il 30 gennaio 2014 –. Ho avuto l’occasione di leggere tutti gli
scritti del Fondatore e le lettere indirizzate a lui… Il 13 giugno 1953 ho
scoperto a Aix 80 lettere del Fondatore, datate dal 1799 al 1808. Malgrado la
mia insistenza non sono state pubblicate tutte e integralmente». La lunga
lettera continuava con l’esposizione degli anni della conversione perché, a suo
dire, io non ho mai capito niente di sant’Eugenio. Non me ne ha mai risparmiata
una! E con ragione. Per fortuna è morto prima della pubblicazione, ormai
imminente, del mio libro sugli anni giovanili di sant’Eugenio: chissà quanto ne
avrebbe sofferto. Ma l’ultima lettera che mi ha indirizzato, un anno fa, è
tutta dolce e piena di ringraziamenti, anche per «l’eccellente rivista Oblatio
di cui sei direttore sperimentato».
Padre Pielorz aveva 95, 70 anni di
vita religiosa e 66 anni di sacerdozio. Era nato il 22 gennaio 1921, terzo di
otto figli. Atleta, avrebbe voluto partecipare ai Giochi olimpici di Tokyo nel
1940. Dopo la laurea, nel 1939, entrò invece nel noviziato degli Oblati di
Markowic, dove incontrò, tra gli altri, il futuro beato martire oblato Joseph
Cebula, di cui diventerà il biografo. A causa dell’invasione nazista, fuggì con
gli altri aspiranti novizi verso Varsavia. Si trovarono tuttavia proprio sulla
linea del fronte tra l’esercito polacco e quella tedesco e dovettero tornare a
Markowic. Il 4 maggio 1940 la Gestapo deportò i novizi in Germania e il 2
agosto p. Pielorz finì prigioniero nel campo di Mauthausen-Gusen. Il lavoro
nelle cave era difficile, a volte superiore alle sue forze. Sopravvisse per
miracolo. Fu poi trasferito a Dachau. Dopo la liberazione fu mandato alla Casa
Generalizia di Roma, dove poté terminare il noviziato e fare l’oblazione
perpetua il 25 gennaio 1949. L’anno seguente fu ordinato sacerdote, continuando
a studiare storia all'Università Gregoriana di Roma. Direttore della biblioteca
della Pontificia Università Urbaniana, ha svolto il suo ministero tra le comunità
di immigrati polacchi in Canada, a Roma, in Belgio.
Continueremo a ricordarlo
soprattutto per la sua passione della ricerca scientifica e le sue
pubblicazioni, continuate fino a questi ultimi anni, alcune delle quali hanno segnato
delle pietre miliari per la conoscenza di sant’Eugenio e degli inizi della
Congregazione. Tra il 1954 e il 2016 ha pubblicato 900 articoli. Particolarmente
noti i libri La vita spirituale di
Eugenio (Roma 1955), Mons. Eugenio de
Mazenod e i polacchi: studio storico (Roma 1970), Storia della Provincia Polacca dei Missionari Oblati di Maria
Immacolata, in occasione del 50 ° anniversario: 1920-1970 (Roma 1970), Gli Oblati polacchi nel mondo: saggio
storico (Roma 1971), Beato Giuseppe
Cebula, martire della fede (1902-1941) (Roma 1999), Martirologio degli Oblati polacchi, 1939-1945 (Poznan 2005), Gli Oblati polacchi nell'Europa occidentale,
1905-2010: storia della pastorale dei Missionari Oblati di Maria Immacolata in
Germania, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Regno Unito (Poznan
2012).
«Chiunque vuole conoscere la
spiritualità e il carisma di una congregazione religiosa – ha lasciato scritto –
deve innanzitutto studiarli nella vita e negli scritti del suo fondatore.
Eugenio de Mazenod, fondatore degli Oblati, conferma questa verità. Infatti,
nella sua lettera circolare del 2 febbraio 1857, scrive: “[La Congregazione
degli Oblati] in certo modo è sgorgata dal mio cuore”. Si può dunque dire che
la vita spirituale e il carisma del fondatore costituiscono la fonte principale
e la più importante della vita spirituale di una congregazione religiosa». Grazie
padre Pielorz per aver dedicato tutta la vita a questa ricerca.
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