Oggi ho tenuto ancora una lezione sulla
Lettera Iuvenescit Ecclesia. Questa volta l’ho affiancata con la lettura di un
articolo di Chiara Lubich apparso su “Nuova Umanità”, intitolato Lo
Spirito Santo e i carismi,
pubblicato nel 1984. L’ho riletto e l’ho trovato d’una consonanza straordinaria,
avvertendo anche qualche dissonanza.
Chiara ad esempio basa il
suo intervento su due testi di Paolo che, stranamente, Iuvenescit Ecclesia non cita: Ef 2, 20 e 1 Cor 13, 28. (Per la verità Ef 2, 20 è riportato in Iuvenescit Ecclesia, ma non nella
sezione teologica. La presenza nella Chiesa di apostoli e profeti è riconosciuta
come un fatto storico, senza per questo assurgere a elemento dottrinale. La mancanza di 1 Cor 13, 28 è forse dovuta a controverse interpretazioni esegetiche)
Il
primo testo paolino afferma che la Chiesa è edificata «sopra il fondamento degli
Apostoli e dei profeti»; il secondo che «Alcuni [uomini] sono posti da Dio nella Chiesa al
primo grado come apostoli, al secondo come profeti ...».
La mancanza dei due testi paolini - pur giustificata da una diversa interpetrazione - fa sì che la Lettera ignori quasi
completamente la dimensione profetica dei carismi, almeno nella terminologia. La
parola profezia appare soltanto nell’enumerazione paolina dei carismi, che
conosce appunto il “carisma di profezia”. Manca il sostantivo profeta e
l’aggettivo profetico, a parte un riferimento a Lumen gentium, n. 12 riguardante
la partecipazione del Popolo di Dio all’ufficio profetico di Cristo. Pur parlando dei carismi come capaci di lettura dei segni dei tempi e di proposta operativa, l'assenza della terminologia profetica non passa inosservata, soprattutto se si osserva che papa Francesco fa proprio della
profezia lo specifico della vita consacrata, e quindi dei carismi.
Ecco dunque la lettura del testo di Chiara. Esso mi pare un profetico,
sia perché punta sulla dimensione profetica dei carismi, sia perché propone il
tema del rapporto tra doni gerarchi e carismatici molto prima di Iuvenescit Ecclesia.
Si crede, alle volte, e
si è creduto spesso attraverso i secoli, che vi sia contrapposizione fra una
Chiesa gerarchica, governata dal Papa e dai Vescovi, e una Chiesa carismatica
animata da doni particolari dello Spirito Santo.
In realtà, non è così.
La Chiesa vista nella sua gerarchia e quella ammirata per determinati carismi
sono aspetti complementari dell'unica Chiesa.
Cristo ha fondato,
infatti, la sua Chiesa sugli Apostoli e sui Profeti (cf. Ef. 2, 20) e una
Chiesa solamente gerarchica non è quella che Egli ha pensato, così come non lo
è la cosiddetta carismatica. Gerarchia e carismi, piuttosto, sono opera dello
stesso Spirito, dell'unico Spirito: lo Spirito Santo, posti a vivificare
l'unica Chiesa.
Enumerando i vari
carismi, Paolo inizia così: «Alcuni [uomini] sono posti da Dio nella Chiesa al
primo grado come apostoli, al secondo come profeti ...» (1 Cor. 13, 28); che
sarebbe come dire, per i secoli seguenti: Alcuni sono posti da Dio al primo
grado come i Papi e i Vescovi, al secondo come talune persone carismatiche.
Con un paragone molto
approssimativo possiamo dire che concepire la Chiesa senza il carisma degli
Apostoli sarebbe come concepire un albero quasi esclusivamente con sole foglie,
fiori e frutti, senza tronco e rami. Concepire la Chiesa con i soli Apostoli
sarebbe come pensare un albero quasi esclusivamente con tronco e rami.
Sia la gerarchia che i
profeti servono la Chiesa, ma, pur manifestando in modo diverso questo loro
servizio, sono suscitati ambedue dallo Spirito Santo e dotati di carismi per
edificarla.
I carismi della gerarchia,
che lo Spirito Santo dona con metodicità attraverso la successione apostolica,
servono più per guidare, istruire, santificare la Chiesa. Quelli dei profeti,
che lo Spirito Santo, il quale soffia dove vuole, elargisce, quando gli sembra
utile, con divina amorosa fantasia, servono più per rinnovarla, abbellirla,
fortificarla come Sposa di Cristo. La Chiesa, infatti, splende maggiormente
come Sposa di Cristo per questi carismi dei profeti.
Come Gesù, per l'opera
dello Spirito Santo, è il Verbo di Dio fatto carne, così la Chiesa, per l'opera
dello Spirito Santo in questi suoi straordinari doni, si mostra più
evidentemente un Vangelo incarnato.
Lo Spirito, mentre la
arricchisce con carismi «minori» (con doni di guarigione, dell'assistenza,
delle lingue...), fa fiorire in tutti i tempi, come anche oggi, movimenti
spirituali, ordini, congregazioni, famiglie religiose di tipo vario per mezzo
di suoi strumenti. E ogni famiglia o ordine, ogni movimento o congregazione, se
ben si osserva, non sono, per così dire, che l'«incarnazione», per mezzo dello
Spirito, di una parola di Gesù, d'un suo atteggiamento, d'un fatto della sua
vita, d'un suo particolare dolore... [Segue l’esemplificazione storica]
Insomma, la Chiesa, per
tutti questi preziosi carismi, si mostra come un maestoso Cristo dispiegato nei
secoli.
E, per i numerosi membri
delle varie famiglie religiose, diffusi spesso sui cinque Continenti, appare un
Cristo dispiegato nello spazio.
Come il seno della
Vergine all'Annunciazione concepisce il Verbo di Dio per opera dello Spirito
Santo, così per opera dello Spirito Santo s'incarna spiritualmente nell'anima
dei fondatori delle varie famiglie religiose una parola di Cristo, una sua
espressione. E i fondatori sono, di tempo in tempo, un messaggio di Dio detto al
mondo, in genere a rimedio dei mali che lo affliggono, per i bisogni che lo
attanagliano.
Anche il nostro tempo ha
i suoi movimenti e le sue famiglie religiose. Sono anch'essi una parola di Dio
offerta all'epoca moderna. […]
Ed ecco allora movimenti
ecclesiali, in perfetta e cordiale unità con la gerarchia posta da Cristo come
primo pilastro della Chiesa, che convogliano, nelle loro spiritualità moderne e
forti, persone d'ambo i sessi, di tutte le età, di ogni vocazione: vergini e
coniugati, preti e laici, religiosi e religiose ...
Ecco brillare nuovamente
e più pienamente la fondamentale vocazione, la supervocazione del cristiano:
l'amore, quell'amore reciproco che genera comunione, che ha per effetto
l'unità, che costruisce la comunità; quell'amore vicendevole in cui tutti gli
uomini, creati ad immagine di Dio Uno e Trino, ritrovano se stessi, e le
famiglie religiose la radice della loro particolare vocazione con la
possibilità di rinnovamento e nuovo rilancio. […]
Così tutti, grazie allo
Spirito Santo ed ai suoi nuovi carismi, qualsiasi posto occupino nella Chiesa e
nel mondo, formano una sola cosa, abitano un'unica casa, vivono in una sola
famiglia: in quella realtà che è la Chiesa, la quale deve e può rispondere alle
esigenze struggenti e impellenti del mondo contemporaneo, anzitutto col suo
essere Corpo di Cristo. […]
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