Accanto
ad ogni fondatore c’è sempre un amico fedele, un compagno sicuro. Sant’Eugenio
de Mazenod l’ha trovato in Francesco di Paola Enrico Tempier, il suo primo
compagno, “un altro me stesso”, come lo definisce lui stesso. “Questi due amici
– scrisse p. Fabre alla morte di Tempier – erano fatti per capirsi, per unirsi,
completarsi e concorrere, ognuno secondo la propria vocazione, ad attuare
l’opera di Dio”. Gli fu sempre accanto, fin dal primo momento, quando gli scrisse
che poteva contare su di lui “a occhi chiusi”.
Eugenio
era la mente fervida, carismatica, entusiasta; Tempier la concretezza,
l’organizzazione, la regolarità. Il primo appassionato, vulcanico, collerico;
il secondo calmo, riservato, “in silenzio, senza fretta, senza emozione, dando
ad ogni cosa il suo tempo, teneva testa a tutti”, come ricorda Joseph
Timon-David. Si completavano l’un altro.
Le foto che conserviamo di Tempier, scattate in vecchiaia, ottantenne, lo ritraggono
proprio come un uomo buono e saggio, sazio di giorni e contento di vedere
compiuta l’opera che Dio gli aveva affidata.
Possediamo
un solo ritratto, del tempo in cui era superiore del seminario di Marsiglia (dal
1827 al 54); una pittura databile 1854 (Tempier aveva 66 anni), eseguita da un
suo ex alunno, F. Cartier.
È ora ricomparso un nuovo ritratto, datato 1827, l’anno successivo
all’approvazione pontificia della Regola. Tempier ha 39 anni, è nel pieno della
maturità, radioso nel sapere che la famiglia religiosa a cui ha dato vita
assieme a de Mezenod è ormai riconosciuta dalla Chiesa. Egli ne è il vicario e
l’economo generale, l’uomo di fiducia del fondatore.
È un
ritratto più antico di quello di Cartier, d’autore al momento ignoto.
La
tela, conservata a Aix, era stata tagliata via malamente dal quadro, arrotolata
(!) e portata a Roma cinque-sette anni fa. Il calore (forse durante il
trasporto) ne aveva disseccato il colore che ormai cadeva in briciole.
Custodito
nell’archivio generale era ormai tempo che il quadro fosse riportato alla luce.
L’occasione è il prossimo Capitolo generale degli Oblati, che celebrerà i 200 anni
dall’inizio della Congregazione.
Occorreva
un deciso intervento di restauro, magistralmente eseguito nell’“Atelier MaBi”
da Marta Gelsumini.
Nella relazione della restauratrice si legge: “L’opera
presentava distacchi del colore, margini della tela originale tagliati e
perdita di colore. È stato perciò opportuno un intervento di restauro generale
che ha previsto un primo consolidamento della pellicola pittorica, una
integrazione e rafforzo della zona marginale della tela, la pulitura di tutta
la superficie pittorica, la stuccatura delle numerose lacune ed infine un
ritocco imitativo con conseguente verniciatura. È stata inoltre realizzata
ex-novo la cornice con foglia oro vera 24kt, secondo l’antica tecnica a
guazzo”.
Nella
sala capitolare, il 14 settembre, inizio dei lavori, accanto al quadro di
sant’Eugenio, campeggerà quello dell’amico fedele.
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