Il superiore generale, p. Louis Lougen, ha
offerto al Capitolo il suo rapporto. Una visione globale sullo stato della
Congregazione oggi. Partendo dal tema del Capitolo, la missione, ha iniziato con
uno sguardo sui cambiamenti avvenuti in questo campo negli ultimi sei anni. Mi
sembra una sintesi stimolante:
Il
mondo è un campo di missione. La Polonia cattolica cerca un nuovo modo per
raggiungere coloro che ormai non frequentano più la chiesa; gli Oblati hanno tenuto
una Assemblea provincia sulla nuova evangelizzazione. In Canada, il cattolico
Quebec francese si chiede se può ancora essere considerato cattolico ed è alla
ricerca di nuovi modi per evangelizzare oggi. In Namibia, molti posti di missione
si occupano di fedeli e di nuove regioni che si aprono ad una prima
evangelizzazione a cui gli Oblati vogliono dedicarsi. In Pakistan, la Chiesa è
una piccola minoranza e gli Oblati sono a fianco di cristiani poveri ed emarginati.
In tutta Europa, la realtà dei rifugiati richiede una nostra risposta. In
Guinea Bissau, gli Oblati hanno risposto alla richiesta dei vescovi che cercavano
missionari per evangelizzare zone indigene, anche se abbiamo parrocchie fiorenti
composti da persone molto povere. In India, con grandi e piccole parrocchie e
molte scuole, la realtà varia: sono soprattutto le popolazioni tribali che
chiedono il battesimo. Un pellegrino a Roma, andando a messa la domenica, è
rimasto scioccato nel trovare solo un piccolo gruppo di persone anziane in chiesa.
Non
possiamo più parlare dell’invio di Oblati in missione dall’Europa in Africa,
Madagascar, Asia o in Oceania, o ancor dal Canada e Stati Uniti in America
Latina e nei Caraibi. L’Europa, una volta cattolica, è diventata terra di
missione, come il Canada, l'Australia e gli Stati Uniti, che hanno bisogno di
missionari provenienti da Africa, Asia e America Latina.
Nelle comunità più giovane, come in quelle
più vecchie, in quelle in crescita, come in quelle in calo, il superiore
generale individua alcuni segni comuni, che denotano la capacità missionaria di
rispondere alle nuove urgenti che vengono lanciate:
- Nuove
forme di ministeri sono oggetto di discernimento nelle comunità Oblate: "Cosa
ci chiede Dio? " è la domanda che si pongono.
- Le
comunità oblate rispondono alle nuove situazioni di povertà, soprattutto in
solidarietà con i popoli indigeni, immigrati, rifugiati, prigionieri, donne e
bambini.
- Il
Dipartimento di Giustizia, Pace e Integrità del Creato è parte integrante
dell'evangelizzazione, sia nello stile di vita comunitaria nel ministero di
evangelizzazione.
- Il
ministero è esercitato in maniera inclusiva, coinvolgendo l’intera famiglia oblata,
giovani e laici che lavorano insieme nella missione. In molte parti della
Congregazione, vi è un importante rapporto tra laici e religiosi che si
ispirano al carisma oblato e si impegnano con noi nella missione. Si tratta di
una formula dinamica dove la il gruppo costituisce una comunità nella quale ogni
membro ha lo stesso valore.
Il Rapporto segnala anche le nuove
fondazioni avvenute in questi ultimi sei anni: Réunion, Russia, Malawi.
Nello stesso tempo il Superiore generale
ricorda che non basta estendere il campo missionario: occorre soprattutto
andare in profondità:
Siamo
chiamati ad andare più in profondità nel cammino radicale di crescita evangelica.
La nuova missione non è solo cambiare tipo di ministero. Lo Spirito ci chiama a
qualcosa di più profondo, accende il desiderio di essere quelli che il
Fondatore voleva che fossimo. "Non voglio stoppini fumanti tra di noi, ha
scritto nel diario del 19 luglio 1846, che si arda, che si riscaldai, che si
illumini, altrimenti si vada via".
Missionari
che praticano il discernimento nella comunità apostolica aprendosi allo Spirito
che ci rinnova e ci guida con freschezza evangelica, che ci dà visioni e sogni
e che anima e trasforma il nostro lavoro apostolico. Questa è la grande sfida, piuttosto
che l’espansione in numero e in paesi di missione. Il nostro carisma, le
Costituzioni e le Regole e Capitoli Generali ci chiamano costantemente a
compiere la nostra missione con una più profonda qualità di vita e di azione.
Le parole di Sant'Eugenio ci sfidano: “... se potessimo formare sacerdoti zelanti,
disinteressati, saldamente virtuosi, in una parola uomini apostolici, i quali,
dopo essersi convinti della necessità di riformare se stessi, lavorassero con
tutte le loro forse a convertire gli altri ... “(Prefazione).
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