Un mese fa ero in Terra Santa. Così la chiamano i cristiani per evitare
implicazioni politiche e di parte, come quando si nomina Israele o la Palestina.
Questo angolo di mondo, così piccolo (più piccolo della Sicilia) eppure così
rilevante per le sue implicanze, non sembra più al centro della geopolitica
mondiale. L’attenzione si è spostata sui Paesi attorno. Il conflitto
arabo-israeliano, considerato la “madre di tutte le guerre”, è in letargo, dimenticato.
Ha però generato, cattiva madre, figli e figlie che le somigliano: battaglie,
attentati, genocidi, esodi di massa infiammano il Medio Oriente (o il centro
del mondo, come preferiscono chiamalo gli arabi, che rifiutano la collocazione
che assegnano loro gli occidentali: i “punti di vista” cambiano!).
Al
primo impatto, all’interno di Israele non si avverte il conflitto. Il muro di oltre
700 chilometri, che taglia fuori i territori palestinesi, ha portato una
drastica diminuzione degli attentati, l’intifada è un ricordo lontano e
Gerusalemme è diventata una delle città più sicure al mondo. Tuttavia basta poco
per cogliere i segnali di una tensione latente, che può esplodere da un momento
all’altro: per proteggere una famiglia ebraica insediatasi in un quartiere
arabo si innalzano due torrette presiedute dai militari; l’attraversamento del
muro ai checkpoint è fonte di umiliazioni e di malessere; il confinamento in
territori angusti, avvertiti come prigioni, genera un odio sordo; l’esproprio di
case e terre per nuovi insediamenti ebraici alimenta la fiamma della rivolta.
Possiamo
continuare a chiamarla Terra Santa? L’ho chiesto ai cristiani incontrati a Betlemme (prima
del 1948 erano la totalità della popolazione, adesso sono soltanto il 28%,
nonostante che il sindaco, per volere di Arafat, sia sempre un cristiano), a
Nazareth (sono il 40 %). Certamente questa terra l’ha resa santa Gesù. Ma oggi,
quando Gesù non cammina più per quelle strade? “Siete noi – ho detto loro con
convinzione – a rendere santa questa terra con la vostra presenza, mantenendo
vivo in mezzo a voi Gesù risorto. Sempre meno numerosi, piccolo gruppo, siete “sale
della terra”; ne basta poco per dare sapore, per fare di questa terra
martoriata una Terra Santa”.
Tornato a Roma mi sono domandato se questa mia città è ancora la “città
santa”, e ho capito ancora meglio che ovunque i cristiani sono chiamati ad
essere sale della terra, a far diventare santa la loro terra.
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