«A noi, quando eravamo giovani… ha fatto sempre una
grande impressione una frase che santa Chiara ha detto a san Francesco quando
san Francesco l'ha praticamente trascinata nella sua strada e san Francesco le
ha detto: "Figliola, che cosa desideri?"… e lei ha detto: "Dio". Desiderava
Dio perché sceglieva Dio perché Dio l'aveva scelta. Questo ci ricorda ancora oggi santa
Chiara».
Così 27 anni fa, 11 agosto 1987, Chiara Lubich.
Ogni anno
eravamo abituati a festeggiare con lei santa Chiara d’Assisi. Lo faceva anche
Giovanni Paolo II che in quel giorno telefonava a Chiara di Trento per farle
gli auguri d’onomastico.
Chiara Lubich
e Chiara d’Assisi, due donne sante che si guardano l’un l’altra: il carisma
dell’una si rispecchia in quello dell’altra e si illuminano a vicenda. È una
delle tante espressioni dell’amore reciproco. Tra i due carismi – meglio dire
tra le due donne che lo esprimono e lo incarnano – si rende presente il
Signore, datore dei carismi, e getta luce su entrambi. Più cresce la comunione
più si staglia la peculiarità di ciascuno di essi.
Chiara di
Trento non c’è più, eppure noi continuiamo a festeggiare il suo onomastico e, con
lei, Chiara d’Assisi; continuiamo a contemplare i due carismi – le due donne –
che si guardano l’una con l’altra. Nel loro cielo, come nella notte di san
Lorenzo appena trascorsa, brillano sempre nuove scintille di luce.
Ed eccoci,
questa mattina, con la piccola comunità di Prato, per rinnovare la nostra
comunione con le due donne, per lasciarci illuminare dalle scintille di luce
che emanano da quell’incontro, per lasciarci coinvolgere nella stessa scelta di
Dio…
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