Fin dal suo sorgere il monachesimo ha preso alla lettera
l'invito di Gesù a fidarsi pienamente del Padre. Ai suoi discepoli Gesù aveva
chiesto di lasciare tutto, con la certezza che il Padre avrebbe reso loro cento
volte tanto. “Lasciare tutto” è diventata subito l'espressione concreta della
sequela di quanti si sono sentiti chiamati alla radicalità evangelica.
Mi ha sempre impressionato l’insegnamento di S. Stefano di
Muret. La sua regola, scritta per il monastero di Grandmont da lui fondato,
scritta all'inizio del secondo millennio, sembra riassumere in modo
meraviglioso l'esperienza monastica della povertà e della fiducia nel Padre.
Stefano propone infatti uno stile di vita molto austero per il quale vieta il
possedimento di chiese, terre, animali, redditi e anche la questua. Pensando
alla radicalità di tali esigenze scrive: “Ma forse ci chiederete in che modo
riuscirete a vivere dopo la nostra morte (...). Così vi rispondiamo: "Noi
vi lasciamo Dio solo, al quale appartiene ogni cosa, per amore del quale avete
lasciato tutto fino a voi stessi": E se praticando questa vita aderirete a
lui con costanza (...) egli, quale signore che ha cura dei servi, senza dubbio
vi provvederà di tutto ciò che è necessario. Egli infatti dice ai suoi
discepoli: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla consumazione
del secolo". (...) Chiedere dunque al Signore, che è vicino a quanti lo
invocano in verità e che può e vuole donarvi molto più di quanto voi vogliate
ricevere. Chiedete al Signore, ve lo ripeto, poiché egli dice ai suoi
discepoli: "In verità, in verità vi dico: qualunque cosa chiederete al
Padre nel nome mio, egli ve lo darà". (...) Vi dico ancora: se bramate
essere ricchi secondo il secolo sarete sempre poveri; se desiderate essere
poveri secondo Dio sarete sempre ricchi, come dice il salmista: "I ricchi
impoveriscono e hanno fame, ma chi cerca il Signore non manca di nulla"”.
S. Stefano invita quindi a fare davvero calcolo dell'aiuto
di Dio. “Dunque, fratelli amatissimi, designate il Signore come vostro
amministratore, e noi vi diciamo con assoluta certezza che mai la vostra
dispensa sarà vuota finché ne affiderete le chiavi a Dio. Come dice il profeta:
"Getta sul Signore il tuo affanno ed egli ti darà sostegno". (...)
Quanto infatti sarà maggiore il bisogno, allora sarà maggiore anche la
vigilanza di Dio nel provvedervi il necessario: perché se di Dio solo farete il
vostro tesoro amando la povertà, egli darà con abbondanza e voi non avrete
bisogno di nulla. Così
dunque, in ogni cosa per quanto sta in voi cercate di comunicare con Dio,
essendo poveri in questo mondo come anche lui lo è stato: così
sarete ricchi per sempre là
dove lui è ricco in
eterno”.
S. Stefano conclude la sua esortazione adducendo la propria
esperienza: “Quasi quarant'anni sono passati, alcuni di grande fertilità, altri
di vera sterilità, in cui io sono rimasto nel deserto in questo regime di voti,
e mai nei tempi di abbondanza mi è avanzato qualcosa e nei tempi di bisogno mi è
mancato alcunché di necessario. Lo stesso accadrà a voi, se custodite
fedelmente questa condotta. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e
tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”.
Come sono belli questi racconti, edificano l'anima, grazie.
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