Strumenti
della Provvidenza sono spesso persone anonime, semplici, che a loro volta
confidano nella Provvidenza. “Mentre D. Bosco era angustiato per un debito di
300 lire che bisognava pagare senza dilazione, ecco entrare in cortile un uomo
di età matura il quale avvicinatosi a lui, gli disse: “Io sono un impiegato
governativo in ritiro. Ho fatto qualche risparmio sulla mia pensione ed ho
pensato di fare un po' di bene per l'anima mia". Così dicendo porgeva a
D. Bosco una borsa. "Ma lei, si è serbato qualche cosa per caso di
malattia?" chiese D. Bosco: "C'è la Provvidenza, concluse il bravo
uomo... In quella borsa vi erano precisamente 300 lire”.
Un
giorno si presenta all'Oratorio una donna anziana che chiede di Don Bosco: “Io
sono una povera vecchia: ho sempre lavorato per poter vivere: avevo un figlio e
mi è morto; ora non mi resta che morire io pure... Ecco: ho cento franchi,
risparmio di 50 anni di lavoro continuo, e li consegno a vostra signoria...”.
La
fede nella Provvidenza non esime Don Bosco dalle fatiche, dalle ansie, dalla
ricerca continua di fondi per portare avanti le sue opere. La fiducia nella
Provvidenza non lo rende passivo. Anzi, come leggiamo nelle Memorie, gli atti
di beneficienza di cui era oggetto gli ispiravano “le più amorose industrie, per
provvedere a tutti i bisogni de' suoi cari”.
Ma
non c'è industria umana che valga quanto l'industria soprannaturale escogitata
dalla Provvidenza. E' questa fiducia senza limiti nell'aiuto di Dio che lo
rende audace nelle imprese, a dispetto della prudenza dei suoi collaboratori.
Quando
una volta, proprio con i suoi collaboratori, traccia le ardite linee di
sviluppo della Congregazione, si sente obiettare: “Ma la parte finanziaria è in
pessimo stato. Dappertutto si fabbrica, dappertutto spese enormi... Dove prendere
il denaro? Corriamo il pericolo di far fallimento”. E Don Bosco: “Eh! Io debbo
rispondere che se dovessi guardare solamente le cose umanamente, a ciò che sta
nella palma della mia mano, sarei spinto a mettermi in testa un fazzoletto
bianco, a travestirmi, andare a seppellirmi nella solitudine della Tebaide e
non lasciarmi mai più vedere nella società; poiché‚ non vedo modo di aggiustare
i nostri affari con mezzi umani. Ma noi siamo soliti ad alzare gli occhi in su
e confidare nella Provvidenza e la Provvidenza non ci manca. E come arguire il
suo soccorso? Dalle cose che furono noi possiamo benissimo arguire le cose che
saranno. Per il passato fummo assistiti dalla Provvidenza e speriamo che ci
assisterà per l'avvenire. Nelle condizioni in cui ci troviamo oggi, noi ci
siamo già trovati molte altre volte; anzi, possiamo dire che questa è la nostra
condizione permanente. Aggiungerò: ci trovammo in casi peggiori. Ci mancò mai
la Provvidenza? Mai!... Come si fece fin qui a progredire? Confidammo illimitatamente
nella Divina Provvidenza! E questa non ci mancò mai!”.
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