È la prima volta che incontro monache della Visitazione, l’ordine
fondato da san Francesco di Sales e iniziato da santa Giovanna Francesca di
Chantal. Non sono mai stato in uno dei loro monasteri. Passo due giorni con
loro, qui a Bologna. Sono giunte in 24, in rappresentanza dei monasteri del
Nord Italia. Parlo loro delle solite cose… eppure mi sembrano così belle e
nuove, forse perché ho davanti persone particolarmente attente e interessate,
che provengono da un lungo costante esercizio di ascolto.
È interessante soprattutto il dialogo che stiamo instaurando,
le loro esigenze di rinnovamento, il desiderio di camminare all’unisono con
tutta la Chiesa. Valgono anche per loro per prospettive nuove aperte da papa
Francesco: Chiesa in uscita, andare verso le periferie, toccare la carne sofferente
degli altri… Come, se le suore vivono nella più stretta clausura? La loro
uscita per venire a un incontro formativo come quello che questi giorni è una
rara eccezione.
Sta di fatto che il dono del grande carisma e della
spiritualità di san Francesco di Sales non possono tenerlo nascosto sotto il
moggio, viverlo soltanto per se stesse. Sales è un dottore della Chiesa e l’eredità
che le sue suore hanno ricevuto è per tutta la Chiesa. Devono trovare quindi i
modi per condividerlo, diffonderlo. Inoltre l’ansia che animava san Francesco e
santa Giovanna Francesca era quello di aiutare le anime nel cammino di santità.
Anche in questo caso le suore devono rimanere vicine alle persone, addossarsi i
loro problemi, seguirle ad una ad una per vivere insieme il Vangelo e trovare l’unione
con Dio. Questo esige l’apertura del monastero e l’accoglienza, un nuovo modo
di intendere la clausura, un dialogo costante con la Chiesa locale e tutte le
sue forze vive, con la conseguente flessibilità negli orari, la disponibilità a
dedicare tempo per quanti vogliono condividere la preghiera rinunciando ad
altre occupazioni tradizionali…
I tempi nuovi esigono anche un nuovo rapporto di comunione e
di aiuto concreto fra i vari monasteri, completamente autonomi e chiusi in se
stessi.
Conservare gli irrinunciabili valori trasmessi dai fondatori
e viverli nei tempi nuovi della Chiesa di oggi, ecco la grande sfida che
attende tutta la vita consacrata oggi.
Che bel post, padre Fabio! Mi riporta ai tempi in cui, ragazzina, ero ospite da amici ad Annecy. Una mattina io e mia nipote M. Daniela, senza neppure avvisare…, ci recammo alla basilica della Visitazione, là dove ci sono i corpi di san Francesco di Sales e S. Giovanna di Chantal. Lì conobbi una suora del monastero, con cui ci fu poi una lunga corrispondenza.
RispondiEliminaE mi fa pensare, questo post, al presente: a Carmela, amica dei vent'anni, poi in clausura a Macerata nell’ordine domenicano. L'abbiamo appena rivista, io e altre amiche, abbiamo incontrato la sua comunità. E’ stato bellissimo. Preghiera e continuo ascolto di chi ha bisogno, di chi è disperato... Davvero “un nuovo modo di intendere la clausura”.