“E voi, chi dite che io sia”.
Questa mattina, anche nella chiesa delle Clarisse di Albano,
con le tante persone venute per la consueta celebrazione domenicale, sono
risuonate queste parole rivolte da Gesù ai suoi discepoli.
Già, chi è lui per noi? Al di là dell’imparato e della
retorica. Ho chiesto a tutti di fare un compito a casa: scrivere su un pezzo di
carta la risposta personale alla domanda di Gesù. Alle suore ho chiesto un
ulteriore compito: questa sera avrebbero dovuto leggere assieme, tra di loro,
quanto ognuna aveva scritto; non era stata pubblica anche la risposta di
Pietro?
Naturalmente il compito a casa avrei dovuto farlo anch’io.
Ma non ho fatto in tempo. Pochi momenti dopo ho infatti recitato, come ogni
giorno, la preghiera prima della comunione e mi è sembrata la risposta che
avrei potuto dare alla domanda di Gesù.
“Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente…”. Non è già
qui tutta la risposta? È il Signore, colui che ha in mano la mia vita e quella dell’umanità
intera, la storia e il cosmo. È il Cristo, colui che inaugura il Regno di Dio. È
proprio il Figlio di Dio, è Dio! E insieme è Gesù, non una deità astratta e
lontana, ma una persona vera, umana, storica, con un nome specifico, proprio
come noi.
“… che per volontà del Padre e con l’opera dello Spirito
Santo morendo hai dato la vita al mondo…”. Gesù si identifica con la sua
missione di morte e risurrezione. Non ha soltanto in mano la mia vita e quella
dell’umanità intera, ma dà la vita, la sua, al punto da privarsene per noi: “è
Signore e dà la vita”.
“… per il santo mistero del tuo corpo e del tuo sangue…”. È rimasto
tra noi nella santissima Eucaristia. Non è un personaggio del passato, è il Vivente.
“… liberami da ogni colpa e da ogni male…”. È il mio Liberatore,
e questo è più che perdonare il mio peccato.
“… fa che sia sempre fedele alla tua legge…”. È il Maestro,
che non soltanto mi dà la vita, ma mi insegna anche a vivere. La sua legge, il
suo insegnamento, è tutto sintetizzato nell’unico comando dell’amore, perché
questa è la sintesi di tutta la sua vita.
“… e non sia mai separato da te”. L’anelito più profondo,
che fiorisce in cuore dall’aver capito che Egli sia. Perché qui si tratta non
di una conoscenza astratta, intellettuale, ma di un rapporto, che giunge alla
mutua compenetrazione. L’unico timore è quello di tradirlo, di essere infedeli,
di venirne separati, di perderLo. Sarebbe una tragedia. Vista la nostra
debolezza, non rimane che l’invocazione fiduciosa perché egli ci conceda il
dono più prezioso e ambìto: che “non sia mai separato da te”.
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