domenica 24 agosto 2014

E voi, chi dite che io sia?


“E voi, chi dite che io sia”.
Questa mattina, anche nella chiesa delle Clarisse di Albano, con le tante persone venute per la consueta celebrazione domenicale, sono risuonate queste parole rivolte da Gesù ai suoi discepoli.
Già, chi è lui per noi? Al di là dell’imparato e della retorica. Ho chiesto a tutti di fare un compito a casa: scrivere su un pezzo di carta la risposta personale alla domanda di Gesù. Alle suore ho chiesto un ulteriore compito: questa sera avrebbero dovuto leggere assieme, tra di loro, quanto ognuna aveva scritto; non era stata pubblica anche la risposta di Pietro?
Naturalmente il compito a casa avrei dovuto farlo anch’io. Ma non ho fatto in tempo. Pochi momenti dopo ho infatti recitato, come ogni giorno, la preghiera prima della comunione e mi è sembrata la risposta che avrei potuto dare alla domanda di Gesù.
“Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente…”. Non è già qui tutta la risposta? È il Signore, colui che ha in mano la mia vita e quella dell’umanità intera, la storia e il cosmo. È il Cristo, colui che inaugura il Regno di Dio. È proprio il Figlio di Dio, è Dio! E insieme è Gesù, non una deità astratta e lontana, ma una persona vera, umana, storica, con un nome specifico, proprio come noi.
“… che per volontà del Padre e con l’opera dello Spirito Santo morendo hai dato la vita al mondo…”. Gesù si identifica con la sua missione di morte e risurrezione. Non ha soltanto in mano la mia vita e quella dell’umanità intera, ma dà la vita, la sua, al punto da privarsene per noi: “è Signore e dà la vita”.
“… per il santo mistero del tuo corpo e del tuo sangue…”. È rimasto tra noi nella santissima Eucaristia. Non è un personaggio del passato, è il Vivente.
“… liberami da ogni colpa e da ogni male…”. È il mio Liberatore, e questo è più che perdonare il mio peccato.
“… fa che sia sempre fedele alla tua legge…”. È il Maestro, che non soltanto mi dà la vita, ma mi insegna anche a vivere. La sua legge, il suo insegnamento, è tutto sintetizzato nell’unico comando dell’amore, perché questa è la sintesi di tutta la sua vita.
“… e non sia mai separato da te”. L’anelito più profondo, che fiorisce in cuore dall’aver capito che Egli sia. Perché qui si tratta non di una conoscenza astratta, intellettuale, ma di un rapporto, che giunge alla mutua compenetrazione. L’unico timore è quello di tradirlo, di essere infedeli, di venirne separati, di perderLo. Sarebbe una tragedia. Vista la nostra debolezza, non rimane che l’invocazione fiduciosa perché egli ci conceda il dono più prezioso e ambìto: che “non sia mai separato da te”.


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