Tra le vecchie carte salta fuori uno scritto semplice del 1992, sulla Provvidenza come
espressione dell'amore di Dio. Di questi tempi più tornare utile
Gesù,
il Figlio di Dio, È venuto in mezzo a noi per farci conoscere il volto vero di
Dio. “Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che È nel seno
del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1,18). Così ora noi sappiamo che abbiamo un
Padre! Dio È Amore: È il culmine della rivelazione, la piena conoscenza di Dio.
Parlando
dell'amore del Padre Gesù ce ne ha mostrato le infinite espressioni. Anzi lui
stesso, nella sua vita, ci ha fatto vedere, a fatti, come si manifesta l'amore
del Padre. Guardando Gesù noi possiamo infatti vedere il Padre stesso (cf Gv
14,9). Gesù, nel suo amore concreto, si prende cura dei poveri, dei ciechi,
degli zoppi, dei lebbrosi, degli emarginati (cf Mt 11,4-6). Si commuove per il
dolore di Giairo e della vedova di Naim che hanno perduto i loro figli (cf Lc
8,40-56; Lc 7,11-17). Piange per la morte di Lazzaro e condivide il dolore
delle sue sorelle (cf Gv 11,35). Risana i corpi e perdona i peccati, mostrando
con i fatti la realtà di un Padre misericordioso che attende il figlio perduto
(cf Lc 15,20), che come un pastore buono va un cerca della pecora smarrita (cf
Lc 15,4). Gesù passò tra noi facendo del bene a tutti e dicendoci, a fatti cos'è
l'amore, fino al momento in cui porta la rivelazione dell'amore al suo culmine,
quando compie il gesto supremo nel quale dona interamente se stesso: “In questo
si È manifestato l'amore di Dio per noi: Egli ha dato la sua vita per noi” (1
Gv 4,9). Qui si rileva l'amore stesso del Padre, che “ha tanto amato il mondo
da dare il Figlio suo” (Gv 3,16).
Vorremmo
ora fermarci a meditare assieme su uno degli aspetti di questo finito amore di
Dio, quello che si esprime nella sua attenzione concreta alle nostre necessità,
che vanno dal pane quotidiano fino allo Spirito Santo. Gesù ci ha infatti
insegnato a chiedere con fiducia: “Padre... dacci oggi il nostro pane
quotidiano” (Mt 6,11) e ci ha anche detto: “Se dunque voi, che siete cattivi,
sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà
lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!” (Lc 11,13). Egli sa infatti ciò
che ci È necessario (cf Mt 6,8).
Egli
vuole aiutarci perché è Padre (cf Mt 6,7); un padre pronto a soccorrere più di
ogni amico servizievole (cf Lc 11,5-8) e di ogni altro padre terreno (cf Mt
7,9-11), e quindi più del giudice ingiusto (cf Lc 18,1-8). Egli che nutre gli
uccelli del cielo e veste i gigli del campo provvederà sicuramente al nostro
nutrimento e al nostro vestito (cf Lc 12,22-31), darà sicuramente il pane
necessario a chi glielo chiede (cf Lc 11,5-8) così come tutti gli altri beni
che gli domanderemo (cf Mt 7,9-12). “Quando eravate con me - chiede Gesù ai suoi
discepoli quasi volesse aprire loro gli occhi e renderli consapevoli dell'amore
premuroso del Padre - vi È mai mancato quello di cui avevate bisogno?” ( ).
A
questa premurosa attenzione del Padre, che ha contato anche i capelli del
nostro capo (cf Mt 10,30), occorre rispondere con una altrettanto
straordinaria, illimitata confidenza. Era la fiducia incondizionata di Gesù
stesso quando prega: “Abbà, Padre, tutto È possibile a te” (Mc 14,36). E' la
fiducia incondizionata che egli chiede ai suoi discepoli quando ricorda loro
che “tutto È possibile a Dio” (Mc 10,27; cf Lc 1,37).
Naturalmente
possono pregare in questo modo soltanto coloro che cercano innanzitutto e
soprattutto il Regno di Dio, e non si preoccupano di continuo e inutilmente del
“domani” (cf Mt 6,33-34) perché interamente occupati del Regno. Possono
confidare nella provvidenza del Padre solo coloro che non servono più Mammona
(cf Mt 6,24), n‚ vivono per arricchirsi. Essi posseggono un tesoro in cielo e
questo tesoro riempie il loro cuore al punto che non hanno più interesse per
altri tesori (cf Mt 6,19-21). Hanno trovato il tesoro prezioso, l'unica perla
di valore (cf Mt 13,44-46).
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