Nell'esperienza
dei Francescani la povertà si rivela un fattore centrale del vivere religioso e
di conseguenza anche l'abbandono fiducioso all'amore del Padre ha un posto fondamentale.
Si vogliono riprodurre il più fedelmente possibile i tratti di Cristo. Come lui
si vuole andare itineranti predicando il Regno di Dio in povertà. Anche a
questi nuovi apostoli Gesù sembra ripetere: “Quando vi ho mandato per il mondo,
vi è mai mancato nulla?”.
Per
Francesco la radicalità della povertà va di pari passo con la radicalità della
fiducia in Dio. Oddone da Cheriton riporta una sua parabola nella quale, in
modo vivo ed eloquente, egli esprime questo totale abbandono nella divina
Provvidenza. “Un giorno fu sottoposta a frate Francesco la questione: chi
avrebbe provveduto al sostentamento dei suoi frati, visto che accettava indifferentemente
tutti quelli che si presentavano. Rispose con questa parabola: Un re amò una
donna nel bosco e la rese incinta. Essa diede alla luce un figlio e per un po'
di tempo lo nutrì per conto suo; poi lo portò alla reggia perché da qui in
avanti provvedesse il re al suo sostentamento. Appena fu recato al re
l'annuncio della venuta di quella donna, disse: "Tanti uomini perfidi e
inutili mangiano alla mensa regia, è ben giusto che mio figlio possa prendere
il suo nutrimento tra loro". E frate Francesco diede questa
interpretazione: "Io sono la donna che il Signore ha reso feconda con la
sua parola, ed ho generato questi figli spirituali. Se dunque il Signore
provvede a tante persone ingiuste, non c'è da stupirsi che egli provvederà al
sostentamento particolare per i propri figli”.
In
effetti le fonti francescane sono ricche di episodi e testimonianze di quanto
Dio fosse sollecito e provvido nel venire incontro a quelli che per amore suo
avevano abbandonato tutto.
La
Leggenda maggiore di S. Bonaventura ci fa sapere che “alla Porziuncola vi era
penuria d'ogni cosa; ma, benché qualche volta vi convenissero una moltitudine
di oltre cinquemila frati, non mancò mai l'aiuto della Bontà divina, che
procurava il sufficiente per tutti e a tutti concedeva la salute del corpo e sovrabbondante
gioia di spirito”.
Celano,
riferendosi a Francesco in particolare, scrive che “La Provvidenza stessa del
Creatore condiscendeva ovunque ai desideri della creatura [Francesco]. Quella
paterna clemenza preveniva i suoi desideri e anticipatamente con sollecitudine
accorreva come a colui che si era abbandonata ad essa. Si manifestavano ad un
tempo il bisogno e la grazia, il desiderio e il soccorso”. Racconta così, a
titolo di esemplificazione, come nel viaggio verso la Siria un viaggiatore
misterioso abbia soccorso con i suoi beni Francesco e i suoi frati, imbarcati
clandestinamente. Ugualmente, nel cammino di ritorno “ecco accorrere attraverso
un campo un cavaliere con uno squisito uccello. Costui disse al beato Francesco:
"Servo di Dio, accetta con piacere ciò che ti manda la divina
clemenza". Accettò con gioia il dono e comprendendo come Cristo avesse
cura di lui, lo benedisse in ogni cosa”. Quando ha bisogno di una tonaca nuova
giunge un uomo alla porta con del panno per sei tuniche. Francesco riconosce
che “quell'uomo è stato mandato per soccorrere un tale modo alla mia necessità.
Siano dunque rese grazie a Colui che si prende cura di noi”. Quando invita a
pranzo il medico che ogni giorno lo cura agli occhi (ma i frati hanno ben poco
da portare in tavola) bussa alla porta una donna che “offrì un canestro pieno
di pane fragrante, di pesce, di pasticcio di gamberi, con sopra grappoli di uva
e miele”.
Lo
Specchio di perfezione narra alcuni fioretti deliziosi, dove appare tutta la
delicatezza dell'amore di Dio. Francesco giaceva gravemente infermo. “I frati
lo pregavano di mangiare. Francesco rispose: "Non ho voglia di mangiare;
se però avessi di quel pesce che si chiama squalo, forse lo mangerei".
Ebbe appena espresso questo desiderio, che si fece avanti un tale con un
canestro dove erano, ben cucinati, tre grandi squali, e pasticci di gamberi,
che il Santo mangiava volentieri. Glieli inviava frate Gerardo, ministro di
Rieti”. Anche nell'ultima malattia Francesco esprime il desiderio di vedere
Donna Jacopa de Settesoli e insieme di ricevere da lei “del panno monacale
color cenere e, insieme (...) quel dolce che a Roma preparò per me più volte”,
ed ecco Donna Jacopa alla porta, venuta da Roma spinta da un ispirazione
interiore e recante con s‚ i doni che Francesco desiderava.
Come sono belli questi racconti, edificano l'anima, grazie.
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