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gennaio 1858. Fra pochi giorni, il 20 del mese, don Bosco deve estinguere un
grosso debito. Non ha un soldo. “Trovandosi egli dunque in tali ristrettezze -
raccontano le Memorie biografiche -,
dice ad alcuni giovani in privato: "Quest'oggi ho bisogno di una grazia
particolare: io andrò in Torino, e per quel tempo che vi rimarrò procurate che
vi sia sempre qualcuno di voi a pregare in Chiesa". Così si fece. D. Bosco
andò in città e quei giovani alternativamente andarono a pregare in chiesa.
Mentre D. Bosco camminava per Torino, vicino alla chiesa dei Lazzaristi gli si
presenta un signore sconosciuto e dopo averlo salutato gli domanda: "D.
Bosco! E' vero che ha bisogno di danari?". "Altro che bisogno!
necessità". "Se è così prenda!". E gli presentò una busta nella
quale erano più biglietti da mille... Così dicendo si allontanò in fretta”. E'
una prassi che ricorre sovente: mette i giovani in preghiera, se ne va in giro
per Torino e sempre trova qualcuno che lo ferma e gli dà il denaro necessario
per pagare l'editore, il panettiere, l'impresario delle costruzioni...
“Ma
- come leggiamo sempre nelle Memorie
- se le cento volte egli andava in cerca della divina Provvidenza, questa madre
amorosa veniva le cento volte e le mille in cerca di lui co' suoi soccorsi”. E
si racconta, ad esempio di quando un mattino di festa il panettiere venne per
farsi pagare. Don Bosco stava confessando i ragazzi “ma il panettiere si fa
largo in mezzo ai giovani e va difilato innanzi a D. Bosco e incomincia ad
insistere... D. Bosco per tutta risposta continuò a confessare... Finito che
ebbe, pregò il Signore che lo aiutasse in quell'angustia e in quel mentre
entrava in sagrestia un signore a lui ignoto, il quale gli consegnò una lettera
chiusa e, salutatolo cortesemente, se ne andò senz'altro... Apertala trovò una
somma considerevole, che tosto consegnò a D. Savio per contentare
sufficientemente il panettiere”.
D.
Savio Angelo, economo dell'Oratorio, racconta altri episodi: “Un creditore,
dopo una sfuriata, per non essere ancora stato pagato, già stava per andarsene
dalla camera di D. Bosco, minacciando di far spiccare contro di lui una
citazione giudiziaria. Quand'ecco un benefattore presentarsi a D. Bosco e
consegnarli tremila lire, precisamente la somma necessaria per pagare quel
debito. Un'altra volta trovandomi io stesso in bisogno di dar le paghe ai
muratori per le costruzioni già fatte, ricorsi a D. Bosco, ma egli nulla aveva
di che darmi. Nel mentre che D. Bosco mi licenziava, dicendomi di tornare in
altro momento, entrava in sua camera, se ben ricordo, il Conte Callori, il
quale consegnò una vistosa somma che servì a meraviglia in quella critica
circostanza”.
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