Sono presente a un importante incontro con un gruppo ristretto e
qualificato. Suona un cellulare e la persona si alza piedi e esce per
rispondere. È subito connesso con qualcuno lontano. Pensavo fosse connesso con
noi in sala. Un altro controlla la posta sullo smartphone, un altro ancora
chatta. Che bello, siamo finalmente tutti permanente connessi. Possiamo
comunicare con chiunque, in ogni parte del mondo, in ogni momento. Non ci si
sconnette mai. Siamo connessi sempre con persone o con fatti lontani, reali o
fantastici (come i games) che essi siano. Per essere connessi con i lontani
occorre naturalmente essere sconnessi con i vicini, anche se a volta si tenta
disperatamente la bilocazione, fenomeno mistico riservato a pochi eletti (i
quali tra l’altro, pur essendo contemporaneamente in due luoghi diversi, agiscono
soltanto in uno di essi!).
È normale per tanti chattare fino alle tre di notte. I risultati si vedono
al mattino sul lavoro o a scuola: la sconnessione dopo la connessione continua;
sconnessione proprio nel senso di mancanza di nesso: fuori di testa, fino a
forme di dipendenza peggiori dell’alcool e della droga. Uno strumento nato per
favorire i rapporti finisce col deteriorarli e creare il vuoto attorno.
Una forma di connessione permanente esisteva già prima di internet. I
mistici e i maestri spirituali la chiamavano: “stare alla presenza di Dio”. Non
avveniva grazie a strumenti tecnici sofisticati, ma a un esercizio di
raccoglimento, di unificazione interiore per liberare dalla schiavitù delle
mille cose che tirano da ogni parte e lacerano l’unità interiore. Ci si sentiva
alla sua presenza e lo si sentiva presente. Avveniva anche un invio continuo di
sms, che allora si chiamavano “giaculatorie”, letteralmente “frecciate” che
partivano dal cuore e dicevano a Dio, con la fantasia dell’amore, le parole più
belle, le confidenze più intime. Si giungeva perfino ad chattare, in un dialogo
costante con Lui.
Il risultato non era l’estraneazione dal reale, ma la capacità di svolgere il
proprio lavoro, di rapportarsi con gli altri, di compiere ogni azione come
fosse la cosa importante, con una presenza di sé che sapeva gustare la vita e
che a tutto dava valore. È il tipo di connessione permanente che vorrei
raggiungere.
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