“Desiderio”
da insoddisfazione, mancanza di appagamento, o appagamento soltanto temporaneo,
che non compensa l’attesa e non riempie il cuore, deludendolo. Segno di
assenza, di limite, di incompiutezza. Cosa non si farebbe per vederlo
compiersi. È il motore che mette in moto la ricerca.
Spesso
l’oggetto è sbagliato. È “la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli
occhi e la superbia della vita”, illusione di trovare la felicità in ciò che è
effimero (1 Gv 2, 15). Paolo stila un
triste catalogo di vizi, frutto di desideri che hanno perduto il grande
orizzonte - “oltre le stelle” -, i “desideri della carne”, che fanno guerra
allo spirito (Col 3, 5; 1 Tm 6, 9; Tt 3, 3).
Altre
volte la ricerca è guidata da motivazioni sinceri, punta nella direzione giusta,
ma che si rivelano inadeguate, non sufficienti per giungere alla pienezza
dell’incontro.
“Tutti
ti cercano!”, si affrettano a far sapere i discepoli al Maestro che, dopo una
giornata piena di guarigioni, si è ritirato solo a pregare. La risposta è
apparentemente incomprensibile: “Andiamocene” (Mc 1, 37-30). Non sarebbe stato il caso di approfittare della
popolarità appena conquistata? Si sarà forse accorto che non cercano lui ma i
suoi miracoli?
Dopo
la moltiplicazione dei pani “la folla… si diresse alla volta di Cafàrnao alla
ricerca di Gesù”. Gesù l’accoglie con freddezza, svelando la povertà del loro
desiderio: “Voi mi cercate… perché avete mangiato di quei pani e vi siete
saziati” (Gv 6, 24-26). Il desiderio
è volto ai bisogni immediati, sintetizzati nel pane.
Anche la Samaritana voleva l’acqua, così da non dover tornare al pozzo ogni
giorno: una fatica in meno. Il desiderio si volge verso chi offre da mangiare,
da bere e tutto quello che dà soddisfazione.
Gesù stesso ha insegnato a domandare il pane quotidiano, a bussare… Ma ha anche detto di non preoccuparci di cosa mangiare, di come vestire, cose di cui si preoccupano i pagani e a cui il Padre, nel suo amore premuroso, provvede da sé, prima ancora che gliele chiediamo. Si aspetterebbe piuttosto che ci mettessimo alla ricerca di Dio e del suo regno, non delle cose, che pure egli dona.
È
vero che la ricerca, ogni ricerca, non è quasi mai puramente disinteressata.
Siamo sempre mossi da una necessità. Il Vangelo testimonia il continuo
accorrere di persone che non cercano
Dio, ma la salute, la guarigione, la salvezza di un figlio. Lo fanno perché
sanno, almeno per sentito dire, che Dio può appare ogni desiderio. Intuiscono
la sua grandezza e la sua potenza.
La
Cananea, donna straniera e pagana implora fino alla noia e segue il Signore
incurante dei rimproveri dei discepoli perché vuole la salute della figlia
ammalata. E finisce per gettarsi ai suoi piedi e prostrarsi in adorazione. Cercava qualcosa per sé e approda
al riconoscimento di Dio.
Il
figlio minore della parabola, che ha lasciato la casa del padre, vi torna
spinto dalla fame (Lc 15, 11-32).
Eppure trova l’abbraccio del padre arso dal desiderio di quel nuovo incontro.
Talvolta
le motivazioni della ricerca possono arrivare ad una vera e propria
perversione. I magi cercano Gesù per adorarlo e offrirgli i loro doni, Erode
per ucciderlo. “Chi cercate?”, domanda Gesù nell’orto degli ulivi a quanti sono
venuti con armi e bastoni. “Gesù il Nazareno”. Sì, cercano proprio lui, come
tanti lungo i Vangeli, ma per ucciderlo.
Occorre
riorientare il desiderio verso ciò che solo può veramente appagarlo. È
questione di purezza di cuore, dell’occhio limpido, capace di intuire la
bellezza e la verità. È il frutto della docilità allo Spirito, che parla al
nostro spirito e ci suggerisce quello che va desiderato e quello che bandito
dal desiderio: "Non seguite la carne nei suoi
desideri” (Rom 13,
14); “camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a
soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo
Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono
a vicenda…” (Gal 5-16-17).
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