“In quelle terre nordiche, più che la mitra in
testa, bisogna avere le racchette ai piedi e camminare, camminare, camminare…!”
L’aveva detto Vitale Grandin, di cui oggi ricorre l’anniversario della morte (3 giugno 1902): “Più che per la mia
testa, mi hanno fatto vescovo per le mie gambe”.
Bambino, nella
Francia di metà Ottocento, mentre pascolava il bestiame, recitava il rosario,
leggeva le vita dei santi e contemplava estasiato la bellezza della natura.
Attratto dalle missioni a 22 anni era andato a Parigi per entrare nel seminario delle
Missioni Estere. Non trovandolo adatto – tra l’altro aveva un leggero difetto
di pronuncia – lo consigliano di tornare a casa. Lo accolsero invece per gli
Oblati; si sa che prendono tutti gli scarti! Così, appena ordinato sacerdote,
nel 1854 partì immediatamente per missioni del Nord del Canada, nella diocesi
di San Bonifacio, a quel tempo grande come l’Europa, ma con solo 12 sacerdoti
missionari.
La cattedrale di Mons. Grandin |
Non si sentì mai
all’altezza della sua missione: salute cagionevole, timido, suscettibile,
sensibilissimo, preparazione culturale inadeguata, e poi il clima impossibile,
l’estrema povertà. Proprio in tutto questo ha potuto brillare la sua fiducia in
Dio, la sua tenacia eroica. Non a caso aveva scelto come motto episcopale Infirma mundi: Dio ha scelto ciò è
debole. “Dio, se vuole può raggiungere i suoi fini con gli strumenti più
deboli. Poco importa, purché si compia la sua gloria”.
Tra i mille episodi che
ancora passano di bocca in bocca, basta ricordare il colloquio con Pio IX, da
collocare nel contesto di tempi andati, quando era impensabile che accanto al
tabernacolo non fosse accesa la lampada a olio. Il povero vescovo spiegava al
papa che tra i ghiacci polari non potevano permettersi tanto lusso.
- Non posso autorizzarvi
a conservare il SS. Sacramento senza la lampada se non in caso di persecuzione,
gli rispose il papa.
- Beatissimo padre,
non siamo perseguitati; ma dobbiamo affrontare il freddo, la fame, la povertà e
tante altre sofferenze che se ci toglieste il Signore come faremmo? Con le
lacrime agli occhi continuò a narrare al papa le temibili condizioni di vita a
cui erano condannati i missionari, le difficoltà dei viaggi, i pericoli della
solitudine.
Pio IX ascoltava
attento e commosso. Quando lo congedò gli disse:
- Avete tanto bisogno
del Signore vicino. Nella vostra vita fatta di sacrifici e di privazioni avete
il merito del martirio senza averne la gloria.
Il giorno dopo il
card. Prefetto di Propaganda lo fece chiamare e gli disse:
- Non so che cosa lei
abbia detto al papa; ma voi missionari ottenete tutto ciò che volete. Vi ha autorizzati
a conservare il SS. Sacramento senza la lampada.
Mons. Vitale Grandin
è “venerabile”, sulla strada per essere riconosciuto santo.
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