Ma non ci si può impadronire di Dio, non si può possedere autonomamente il principio della vita e della sovranità propri di Dio, simbolizzati nell’albero del bene e del male (Gen 3, 5), così come non si può rubare impunemente il fuoco degli dei. Adamo ed Eva sono cacciati dal paradiso e la morte invade la terra. Prometeo è incatenato alla roccia e sprofondato nel mare, mentre dal vaso di Pandora si sprigionano tutti i mali dell’umanità.
Fuori dal paradiso l’umanità si ritrova esule ed
errante. Le rimane una infinita nostalgia e il desiderio di ritrovare il Dio
che l’ha plasmata e le ha infuso il soffio della vita. Inizia la ricerca del
paradiso perduto e del Dio che vi inabita.
Anche Dio ha perduto la sua creatura e prova la
stessa nostalgia di quando, alla brezza del giorno, scendeva nel giardino per
incontrare l’uomo e la donna. La sera che non si trovò perché nascosti (il
primo moto di chi tradisce l’amore è quello di evitare l’incontro con l’amato
tradito, di scappare da lui), lanciò un grido d’angoscia: “Dove sei?” Fu un
grido di dolore, non una domanda inquisitoria. Da allora non ha smesso di chiedersi:
“Dove sei?”, e si è messo in cammino alla ricerca dell’uomo e della donna.
È una lunga, sofferta, appassionata ricerca l’uno
dell’altro. Ognuno – Dio e l’umanità – ha intrapreso il suo viaggio in un
itinerario dall’esodo incognito. Avverrà mai l’incontro?
Dio alla ricerca di noi
Il desiderio di Dio: il genitivo è soggettivo,
esprime il desiderio che Dio, dai primordi della storia, lo protende verso di
noi. Più ancora, da tutta l’eternità. Il desiderio dell’incontro è più forte in
lui che in noi. Non si dà pace del fatto che la sua creatura gli sia sfuggito
di mano. “Dove sei?”, continua a ripetersi. Il primo a mettersi in cammino è proprio
lui, Dio. È una ricerca costante che percorre l’intera storia dell’umanità,
testimoniata dalla prima pagina della Bibbia fino all’ultima, dove appare alla
porta e bussa, in attesa trepida e fiduciosa che gli si apra. Vuol tornare a
vivere la comunione sognata alle origini: entrare e cenare insieme con noi (Ap 3, 20).
L’attesa si fa appello, in un ritornello che
ritorna costante: “Io ti ho formato…
Ritorna a me” (Is 44, 21); “Cercate il Signore” (Is 55, 6); “Cercate il Signore…, cercate
sempre il suo volto” (Sal 105, 4); “Cercate
me e vivrete!” (Am 5, 4). Invito e
attesa speso disattesi: “Mi feci ricercare da chi non mi interrogava, mi feci trovare da chi non mi cercava. Dissi: «Eccomi, eccomi» a gente che non
invocava il mio nome. Ho teso la mano
ogni giorno a un popolo ribelle; essi
andavano per una strada non buona, seguendo
i loro capricci” (Is 65, 1-2). Per
questo la decisione di un intervento risolutivo: “Ecco, io stesso cercherò le
mie pecore e ne avrò cura. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le
farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò
all'ovile quella smarrita (Ez 34, 11.15-16)
Il desiderio di Dio non si limita a ripetiti
inviti, all’attesa di un ritorno. Si muove per primo e viene incontro alla
nostra umanità. Va a visitare Abramo nella sua tenda, attende Giacobbe al guado
dello Yabboq, va in Egitto a prendere il suo popolo, scende sul monte Sinai per
rivelare la sua legge, segnando le tappe della storia della salvezza.
Fino a quando appare di persona: “quando venne la pienezza del tempo, Dio
mandò il suo Figlio, nato da donna” (Gal
4, 4; cf. Gv 3, 17); “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1, 14).
Il desiderio struggente che gli era nato in cuore da quando l’uomo a la donna si erano
nascosti ed erano fuggiti da lui, può finalmente esprimersi: “Ho desiderato ardentemente di mangiare
questa Pasqua con voi” (Lc 22,
15).
È venuto di persona a
cercare la sua creatura, che s’era perduta come fa un pastore con la pecora
smarrita, come fa una donna che “accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente”
la monetina perduta (Lc 15, 7-8). Era insoddisfatto come un mercante in cerca di perle preziosa, finché non
trova quella di più grande valore.
È per questo che troviamo Gesù, seduto al posso di Giacobbe, che
spiega alla donna di Samaria che il Dio dei padre è un Dio in ricerca: “il Padre cerca” chi lo adori “in spirito e
verità”. Quando giungono i discepoli non gli chiedono: “Che cosa cerchi?” o “Di
che cosa parli con lei?” (Gv 4, 42.15). Se glielo avessero domandato, probabilmente
avrebbe risposto che anche lui, come il Padre, cerca veri adoratori che adorino
in Spirito e Verità. Egli condivide il desiderio del Padre, è come lui in
ricerca: “il Figlio dell'uomo
infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19, 10). Una venuta che
continua nel Risorto e nella presenza del suo Spirito. Una venuta che si
protende fino alla fine dei tempi: “Ecco, io verrò presto… Sì, verrò presto” (Ap 22, 12.20).
È comprensibile che noi
siamo insoddisfatti, non c’è niente che ci appaghi fino in fondo. Ne è un
esempio proprio la donna di Samaria che Gesù incontra al pozzo. Aveva cinque
mariti e non le bastano, era dissetata ed ogni giorno doveva venire ad
attingere al pozzo perché aveva ancora sete… Il nostro cuore è fatto per Dio ed
è inquieto finché non riposa in lui, direbbe sant’Agostino. Niente che non sia Dio
può colmarlo. Ma che Dio abbia sete (e lo ripeterai anche all’ultimo istante,
sulla croce), che anche Dio, che è Dio, fosse in ricerca, è una vera sorpresa.
Dio alla ricerca dell’uomo! La sua ricerca di noi precede la nostra ricerca di lui,
la suscita, la motiva, la alimenta.
Può andare come inizio del mio ritiro a Bari su "I Luoghi di Dio"?
Con questa domanda vuoi essere anche tu alla ricerca di noi ,che siamo lettori quotidiani di meditazioni e ti seguiamo con gioia .Vuoi che anche noi ti siamo vicini nelle giornate di riflessione sui " I luoghi di Dio" e ti accompagnamo con la preghiera ,che ti assicuriamo . Buon incontro ,Pierangela da Torino
RispondiEliminaBello Fabio. Molto fuori da schemi. Una storia d' amore così. E' nuova! Elio
RispondiEliminae io pensavo ma per chi ha scritto questo? Ora me l'hai detto, è meraviglioso, come vorei poter far parte dei tuoi discepoli a Bari.
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