Ho visto la Bibbia di Niccolò
Malermi, la prima traduzione in italiano, apparsa nel 1471. Un gioiello! Basta
entrare nel braccio di Carlomagno, dove inizia il colonnato di destra in piazza
san Pietro, per essere inondati di capolavori di arte e storia, dai papiri di
Qumran fino al microfilm della Bibbia portato sulla luna dall’Apollo 11: 1245
pagine in 4 centimetri.
La mostra, dal titolo “La Parola del
Signore è diretta alle Nazioni”, spazia su tutti i continenti e mostra come
essa, lungo i secoli, è penetrata in tutte le culture ed è stata tradotta integralmente
in 513 lingue e parzialmente in 2.304.
Non si può tradurre invece il Corano
e i buddisti pregano in pali, senza poter capire quella lingua ormai morta.
Perché si può invece tradurre la
Bibbia in tutte le lingue? Prima di tutto perché è già stata scritta in due e
non in una sola! E poi in nostro Dio si è fatto uomo, ha cambiato il suo stato,
da divino e umana, adattandosi a noi. Così la sua parola può adattarsi a tutti
i popoli, a tutte le lingue. È bello vedere che Dio parla tutte le lingue, si
fa veramente tutti a tutti.
Peccato che nella mostra mancano le
bibbie scritte dai nostri Oblati in alcuni lingue rare come il Cri o l’Inuit.
Ci penseremo alla prossima edizione.
Mi colpisce sapere che Bibbia e Corano sono molto differenti in questo fatto della fissità monumentale ,come un blocco marmoreo del testo islamico e la profonda vitalità e umanità della Bibbia che è "per l'uomo " donata senza riserve alla nostra vita quotidiana. Sono felice di avere la Bibbia come parola di Dio .Pierangela
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