lunedì 16 giugno 2014

Il desiderio di Dio / 3



Eccoci così in cammino, alla ricerca del Dio perduto, spinti dalla nostalgia della perdita e dal desiderio di trovarlo.
Il tema del viaggio attraversa ogni letteratura di ogni secolo e di ogni latitudine, tra ritorno ad una patria perduta e ricerca di mondi nuovi. Ricerca del Dio da cui veniamo e tensione verso un Dio che viene ed è sempre davanti a noi.
Si mette in cammino Abramo, Isacco, Giacobbe. Si mette in cammino tutto un popolo verso la terra promessa. Si mette in cammino il Figlio di Dio verso Gerusalemme.
Il cammino diventa parabola del desiderio di Dio e della tensione dell’incontro con lui. Il Cantico dei cantici ne è divenuto, per ogni persona assetata di Dio, il luogo letterario per eccellenza, da leggere con assiduità per conoscere le tappe dell’avvicinamento, le difficoltà che si incontrano lungo la strada, le angosce dell’assenza, la gioia della presenza, dell’incontro, del possesso. Da Origene a Teodoreto di Cirro a Gregorio Magno, da Guglielmo di Saint-Thierry a Gilberto d’Oiland e Giovanni della croce Il Cantico costituisce la mappa fondamentale per addentrarsi nel rapporto con Dio. Una mappa che presenta tre grandi momenti del dramma della ricerca dell’amore: la sua nascita, la perdita, il ritrovamento.
Una volta sperimentato l’amore, arriva il momento della sua eclissi: Dio sparisce dall’orizzonte. Egli sfugge proprio quando si pensa di possederlo, quasi a ricordandoci che egli rimane sempre al di dà, inafferrabile. Bernardo di Chiaravalle confida la sua esperienza dolorosa: “Mi succede a volte che il verbo mi visiti durante la lectio divina, ecco lo sento, arriva, quasi mi ferisce il cuore. Ma appena cerco di dire: «Ma tu chi sei?» se ne è già andato”. La separazione e il distacco sono un dono per la sposa che così acuisce la nostalgia e il desiderio di un’unione ancora più profonda. Ella si pone dunque in cammino, per le strade della città, chiede a tutti quelli che incontra le tracce dell’amato, fin quando, improvviso, come in ogni dramma che si rispetti, il ritrovamento, sancito da un sigillo:  “Mettimi come sigillo sul tuo cuore, / come sigillo sul tuo braccio”. L’amore si mostra “forte come la morte”, “tenace come il regno dei morti”, “una fiamma divina” (8, 6).
La persona che meglio impersona la sposa del Cantico è certamente Maria. Non si dà pace fin quando non trova Gesù: “Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo” (Lc 2, 48).
Giovanni ci dona il quadro di una ricerca più serena, ma non peno intensa e appassionata. Giovanni il Battista, “fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. (1, 5-39).

Andrea e l’altro discepolo innominato, sono mossi dal desiderio di scoprire il mistero dell’Agnello di Dio e si pongono in cammino, fino a quando provocati dalla richiesta del Maestro – “Che cosa cercate?” –, domandano apertamente capace di guidarli verso una coscienza sempre più esplicita della motivazione che li ha messi sulle sue tracce: “Rabbì, dove dimori?”. Non ti chiedono semplicemente “dove abiti”, ma dove “dimori”, con quel ricco vocabolo che torna lungo tutto il Vangelo di Giovanni: qual è la tua vita, il tuo modo di esistere, il mistero della tua persona? Dietro l’invito del Maestro – “Venite e vedrete” – la scoperta della sua identità, già iniziata con l’indicazione del Battista, comincia a diventare un'espe­rienza concreta in un crescendo progressivo affidato a tre verbi: andarono, videro, si fermarono.
È il tracciato dell’itinerario della ricerca, fino all’approdo certo. La sequela (andarono, un verbo che indica adesione a Cristo, percorrendo il suo stesso cammino) porta ad accertarsi di persona: videro, un verbo carico di significato in Giovanni: è l’illuminazione. Si tratta di un’autentica esperienza, secondo il significato del verbo latino ex-pèrior, che letteralmente significa accertarsi recandosi sul posto. Che non si tratti di un’esperienza superficiale è attestato dal terzo verbo: si fermarono, a indicare l’instaurarsi di una relazione stabile, una comunanza di vita e di destino, una profonda comunione. Il desiderio è appagato. Verrà anche per loro, come per la sposa del Cantico, come per Maria, la perdita del Maestro nel dramma della passione e morte, ma ancora una volta non farà altro che mettere nuovamente in moto il desiderio e la ricerca, espressa in maniera plastica dalla corsa del discepolo amato verso la tomba vuota (cf. Gv 20, 4). È il tracciato d’ogni ricerca, d’ogni cammino, mosso del desiderio dell’incontro.



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