Eccoci così in cammino,
alla ricerca del Dio perduto, spinti dalla nostalgia della perdita e dal desiderio
di trovarlo.
Il tema del viaggio
attraversa ogni letteratura di ogni secolo e di ogni latitudine, tra ritorno ad
una patria perduta e ricerca di mondi nuovi. Ricerca del Dio da cui veniamo e
tensione verso un Dio che viene ed è sempre davanti a noi.
Si mette in cammino
Abramo, Isacco, Giacobbe. Si mette in cammino tutto un popolo verso la terra
promessa. Si mette in cammino il Figlio di Dio verso Gerusalemme.
Il cammino diventa
parabola del desiderio di Dio e della tensione dell’incontro con lui. Il Cantico dei cantici ne è divenuto,
per ogni persona assetata di Dio, il luogo letterario per eccellenza, da
leggere con assiduità per conoscere le tappe dell’avvicinamento, le difficoltà
che si incontrano lungo la strada, le angosce dell’assenza, la gioia della
presenza, dell’incontro, del possesso. Da Origene a Teodoreto di Cirro a
Gregorio Magno, da Guglielmo di Saint-Thierry a Gilberto d’Oiland e Giovanni
della croce Il Cantico costituisce la
mappa fondamentale per addentrarsi nel rapporto con Dio. Una mappa che presenta
tre grandi momenti del dramma della ricerca dell’amore: la sua nascita, la
perdita, il ritrovamento.
Una volta sperimentato
l’amore, arriva il momento della sua eclissi: Dio sparisce dall’orizzonte. Egli
sfugge proprio quando si pensa di possederlo, quasi a ricordandoci che egli rimane
sempre al di dà, inafferrabile. Bernardo di Chiaravalle confida la sua
esperienza dolorosa: “Mi succede a volte che il verbo mi visiti durante la lectio
divina, ecco lo sento, arriva, quasi mi ferisce il cuore. Ma appena cerco di
dire: «Ma tu chi sei?» se ne è già andato”. La separazione e il distacco sono
un dono per la sposa che così acuisce la nostalgia e il desiderio di un’unione
ancora più profonda. Ella si pone dunque in cammino, per le strade della città,
chiede a tutti quelli che incontra le tracce dell’amato, fin quando,
improvviso, come in ogni dramma che si rispetti, il ritrovamento, sancito da un
sigillo: “Mettimi come sigillo sul tuo
cuore, / come sigillo sul tuo braccio”. L’amore si mostra “forte come la morte”,
“tenace come il regno dei morti”, “una fiamma divina” (8, 6).
La persona che meglio
impersona la sposa del Cantico è
certamente Maria. Non si dà pace fin quando non trova Gesù: “Ecco, tuo padre e
io, angosciati, ti cercavamo” (Lc 2, 48).
Giovanni ci dona il
quadro di una ricerca più serena, ma non peno intensa e appassionata. Giovanni
il Battista, “fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello
di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù
allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa
cercate?». Gli risposero: «Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -, dove
dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli
dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
(1, 5-39).
Andrea e l’altro discepolo innominato, sono mossi dal desiderio di scoprire il mistero dell’Agnello di Dio e si pongono in cammino, fino a quando provocati dalla richiesta del Maestro – “Che cosa cercate?” –, domandano apertamente capace di guidarli verso una coscienza sempre più esplicita della motivazione che li ha messi sulle sue tracce: “Rabbì, dove dimori?”. Non ti chiedono semplicemente “dove abiti”, ma dove “dimori”, con quel ricco vocabolo che torna lungo tutto il Vangelo di Giovanni: qual è la tua vita, il tuo modo di esistere, il mistero della tua persona? Dietro l’invito del Maestro – “Venite e vedrete” – la scoperta della sua identità, già iniziata con l’indicazione del Battista, comincia a diventare un'esperienza concreta in un crescendo progressivo affidato a tre verbi: andarono, videro, si fermarono.
È il tracciato dell’itinerario
della ricerca, fino all’approdo certo. La sequela (andarono, un verbo che
indica adesione
a Cristo, percorrendo il suo stesso cammino)
porta ad accertarsi di persona: videro, un verbo carico di
significato in Giovanni: è l’illuminazione.
Si tratta di un’autentica esperienza, secondo il significato del
verbo latino ex-pèrior, che
letteralmente significa accertarsi recandosi sul posto. Che non si tratti di
un’esperienza superficiale è attestato dal terzo verbo: si fermarono, a
indicare l’instaurarsi di una relazione stabile, una comunanza di
vita e di destino, una profonda comunione.
Il desiderio è appagato. Verrà anche per loro, come per la sposa del Cantico,
come per Maria, la perdita del Maestro nel dramma della passione e morte, ma
ancora una volta non farà altro che mettere nuovamente in moto il desiderio e
la ricerca, espressa in maniera plastica dalla corsa del discepolo amato verso
la tomba vuota (cf. Gv 20, 4). È il tracciato d’ogni ricerca, d’ogni cammino,
mosso del desiderio dell’incontro.
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