Il desiderio, e con esso
l’amore, domanda di essere costantemente alimentato, come il fuoco, altrimenti
è destinato ad affievolirsi e muore.
Diamo ancora la parola ad
Agostino, l’uomo dell’inquietudine e del desiderio, l’uomo appassionato della
ricerca e appagato dall’amore. Egli sa che occorre chiedere per avere e dal
possesso scaturisce una nuova preghiera:
“Il
tuo desiderio è la tua preghiera: se continuo è il tuo desiderio, continua è
pure la tua preghiera. L'Apostolo infatti non a caso afferma: "Pregate
incessantemente" (1 Ts 5,17). S'intende forse che dobbiamo stare
continuamente in ginocchio o prostrati o con le mani levate per obbedire al
comando di pregare incessantemente? Se intendiamo così il pregare, ritengo che
non possiamo farlo senza interruzione. Ma v'è un'altra preghiera, quella
interiore, che è senza interruzione, ed è il desiderio. Qualunque cosa tu
faccia, se desideri quel sabato (che è il riposo in Dio), non smetti mai di
pregare. Se non vuoi interrompere di pregare, non cessare di desiderare. Il tuo
desiderio è continuo, continua è la tua voce. Tacerai, se smetterai di amare.
Tacquero coloro dei quali fu detto: "Per il dilagare dell'iniquità,
l'amore di molti si raffredderà" (Mt 24,12). La freddezza dell'amore è il
silenzio del cuore, l'ardore dell'amore è il grido del cuore. Se resta sempre
vivo l'amore, tu gridi sempre; se gridi sempre, desideri sempre; se desideri,
hai il pensiero volto alla pace”.
Anselmo d’Aosta inizia la
sua grande opera rattizzando il fuoco del desiderio:
“Entra nell'intimo della
tua anima, escludi tutto tranne Dio e quello che ti aiuta a cercarlo, e,
richiusa la porta, cercalo. O mio cuore, di' ora con tutto tè stesso, di' ora a
Dio: Cerco il tuo volto. ' II tuo volto, Signore, io cerco ' (Sal 26, 8).
Che cosa farà, o
altissimo Signore, questo esule, che è così distante da te, ma che a te
appartiene? Che cosa farà il tuo servo tormentato dall'amore per te e gettato
lontano dal tuo volto? Anela a vederti e il tuo volto gli è troppo discosto.
Desidera avvicinarti e la tua abitazione è inaccessibile. Brama trovarti e non
conosce la tua dimora. Si impegna a cercarti e non conosce il tuo volto.
Signore, tu sei il mio
Dio, tu sei il mio Signore e io non ti ho mai visto. Tu mi hai creato e
ricreato, mi hai donato tutti i miei beni, e io ancora non ti conosco. Io sono
stato creato per vederti e ancora non ho fatto ciò per cui sono stato creato.
Ma tu, Signore, fino a
quando ti dimenticherai di noi, fino a quando distoglierai da noi il tuo
sguardo? Quando ci guarderai e ci esaudirai? Quando illuminerai i nostri occhi
e ci mostrerai la tua faccia? Quando ti restituirai a noi?
Guarda, Signore,
esaudiscici, illuminaci, mostrati a noi. Ridonati a noi perché ne abbiamo bene:
senza di te stiamo tanto male. Abbi pietà delle nostre fatiche, dei nostri
sforzi verso di te: non valiamo nulla senza te.
Insegnami a cercarti e
mostrati quando ti cerco: non posso cercarti se tu non mi insegni, ne trovarti
Se non ti mostri. Che io
ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti, che io ti trovi amandoti e ti
ami trovandoti” (Proslogion, 1).
Sì, la preghiera è forse
il luogo segreto per tenere l’arco costantemente teso: “Chi chiede ottiene, chi
cerca trova, e a chi bussa sarà aperto” (Lc
11, 1-13); “Mi cercherete e mi troverete, / perché mi cercherete con tutto il
cuore” (Ger 29, 13).
Non a caso la Bibbia si
chiude con un anelito struggente che si fa preghiera: “Vieni, Signore Gesù” (Ap 22, 20).Termina qui la prima meditazione (Il desiderio di Dio: 1-7) che ho preparato per il ritiro di Bari.
Se c'è qualche suggerimento per migliorarla o completarla, è benvenuto.
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