Il card. Guibert consacra il santuario di Montmartre |
Festa
del Sacro Cuore. “è la festa dell’amore di Gesù Cristo per gli uomini… Onorare
il Cuore di Gesù è raggiungere l’amore di Dio alla fonte”. Così sant’Eugenio scrivendo
alla mamma. Ai Gesuiti l’onore di aver propagato questa “devozione” e di
tenerla viva, tra le altre iniziative, con l’apostolato della preghiera. Ma
anche gli Oblati, “Gesuiti di campagna”, come erano definiti nel dizionario
Larousse, hanno la loro piccola parte. Il cardinal Ippolito Guibert, uno dei
primi giovani che hanno seguito sant’Eugenio, ha innalzato il più grande santuario
del Sacro Cuore, quello di Montmartre, a Parigi, e gli Oblati ne sono stati per
anni i cappellani, dal 1873 fino alla loro cacciata con la soppressione degli
ordini religiosi in Francia. Accanto al santuario, il rettore, p. Giovanni
Battista Lémius, fondò l’opera dei poveri. Sul giornale l’Univerts, il 29 marzo
1903, François Vauillot scrisse degli Oblati: “Apostoli pieni di fuoco e di
perseveranza, predicatori che si fanno ascoltare e che suscitano la fede,
organizzatori solidi e prudenti, trascinatori di folle e creatori di opere”. Da
Montmartre le varie associazioni dedicate al Sacro Cuore ne diffusero in
Francia e nel mondo intero la devozione.
Vi
è poi il santuario nazionale del Sacro Cuore di Bruxelles, affidato dal re Leopoldo
II agli Oblati. In Canada l’apostolato del Sacro Cuore è legato al venerabile Victor Lelièvre, che cominciò a celebrare il primo venerdì nel novembe del 1904.
Fu l’inizio di un’opera straordinaria tra gli operai, che dicevano “parla come
uno di noi”.
Padre Lemius |
Il Card, Guibert offre il santuario di Montmartre |
"Abbiamo l’intenzione di onorare e adorare il Sacratissimo Cuore
di Gesù ardente d’amore per le nostre anime. Veniamo a testimoniargli la nostra
viva riconoscenza, specialmente perché, dopo aver versato il suo Sangue
prezioso per gli uomini nella passione e morte, ha voluto rimanere con noi fino
alla fine dei secoli nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia, e farsi nostro
cibo nel cammino della vita, nostro compagno, nostro amico, nostro viatico per
la morte. Vogliamo ringraziarlo senza fine per un così grande amore, servirlo
con fedeltà, amarlo con tutto il cuore, lavorare per farlo conoscere e amare
dagli altri. Per rispondere al suo amore, vogliamo concorrere con tutti i più
degni omaggi di adorazione di amore che gli possiamo rendere, a riparare le
mancanze, le offese, le ingratitudini che riceve nel santissimo Sacramento dell’Altare" (Eugenio de Mazenod, Exercice à l'honneur du Sacré Cœur de Jésus…,
Aix, Imprimerie de Tavenier, 1822, p. 3-4).
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