“Questo
è un luogo dove si trova Dio?”
Alla
mia domanda le due monache se guardano l’un l’altra, un attimo di sospensione,
un sorriso e un simultaneo convinto “Sì”.
Ho
passato una giornata nella Trappa di Vitorchiano, dove ho conversato a lungo con
le due trappiste. Al termine del nostro incontro, la mia domanda del mattino è
ormai lontana, dimenticata, ma ho una conferma della risposta che ni hanno dato
in un ultimo episodio che una delle due racconta.
Era
alla vigilia della professione perpetua. Come avviene a tante trappiste e trappisti
in formazione, la paura più grande è quella di essere rimandati a casa perché
non idonei a una vita così austera e impegnativa.
La
superiora elenca tutti i punti deboli che mettono in dubbio la vocazione della
giovane. Al termine del colloquio questa esclama: “Anche se mi rimandate a casa
per me va bene lo stesso. La Trappa in questi cinque anni mi ha dato Dio;
ovunque vado nessuno me lo potrà mai più togliere, lo porterò sempre con me”.
Allora
Vitorchiano è veramente un luogo di Dio!
Infatti
continua ad attrarre giovani. Attualmente sono dieci le ragazze in prenoviziato
e noviziato, provenienti da tutta Italia. Da quando il monastero si è
trasferito da Grottaferrata, 60 anni fa, ha mandato suore in tutto il mondo,
fondando altri otto monasteri: il primo a Valserena vicino a Cecina, poi in
Argentina, Cile, Venezuela, Indonesia, Filippine, Congo, Repubblica Ceca. A
Vitorchiano vivono ancora 75 monache.
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