Sono
tornato, dopo diversi anni, sulla tomba di santa Maria Maddalena, in Provenza,
a St-Maximin. Un paesetto piccolo e grazioso, che custodisce una grande
basilica, oggetto di pellegrinaggi continuati fino alla Rivoluzione francese,
quando il culto venne meno. Sant’Eugenio si adoperò molto perché esso tornasse
in auge. Scrisse al vescovo di Fréjus, alla cui diocesi apparteneva il
santuario: «Non è giunto il momento opportuno per rianimare la devozione dei
fedeli verso i nostri santi protettori? Sarebbe ora di porre termine a questo
sonno della pietà e di ravvivare un culto così caro ai nostri padri».
Sappiamo
quanto sant’Eugenio, vescovo di Marsiglia, fosse orgoglioso nel considerarsi
successore di Lazzaro l’amico che Gesù aveva risuscitato e che era diventato il
primo vescovo di Marsiglia. Secondo la tradizione infatti Lazzaro, Marta e Maria, dopo aver
lasciato la loro terra per sfuggire alla persecuzione, trovarono rifugio nella
Provenza.
In un dépliant che mi viene
consegnato sul posto leggo: «A causa delle persecuzioni degli ebrei contro i
primi cristiani e in particolare contro gli amici più intimi di Gesù, Maria -
soprannominata ‘la Maddalena’ - fu messa su una barca senza vela né remi, con
suo fratello Lazzaro, sua sorella Marta, le pie donne Maria (madre di Giacomo)
e Maria Salome, Massimino (uno dei 72 discepoli) e alcuni altri. Il fragile
scafo, sotto la protezione del Signore, arrivò incolume alle foci del Rodano in
quel luogo oggi chiamato “Les Saintes Maries de la Mer”. Il gruppo di esiliati
fu accolto da una donna di nome Sara, che si dice essere d’origine egiziana e
zingara. Sara si convertì e ricevette il battesimo di Gesù Cristo. Sarebbe
diventata la patrona degli zingari. Mentre Maria (madre di Giacomo) e Maria
Salome si fermavano presso Sara, gli altri membri del gruppo si dispersero per
la Provenza. Marta si stabilì a Tarascona, importante crocevia su un’antica
isola del Rodano. Maria Maddalena accompagnò suo fratello a Marsiglia e qui
evangelizzò i marsigliesi sul sagrato del tempio di Artemide. Essa fu anche a
Aix-en-Provence da Massimino, suo compagno d’esilio che divenne il primo
vescovo di questa città. Poi, risalendo il corso dell’Huveaune, andò a
stabilirsi alla Sainte Baume per trascorrervi gli ultimi anni della sua vita. Con
la sua alta montagna, la sua grotta misteriosa e la sua foresta sacra, la
Sainte Baume era da tempi remotissimi un luogo di culto a divinità pagane e
oscure. Maria Maddalena vi passò gli ultimi anni della sua vita nella
preghiera, nella contemplazione e nella predicazione... Sentendo declinare le
proprie forze, scende in pianura per raggiungere Massimino e morire tra le sue
braccia dopo aver ricevuto la santa Comunione. Fu sepolta a St. Maximin, in una
cripta al disopra della quale fu innalzata - a partire dal 13° sec. - la
magnifica basilica che possiamo vedere attualmente».
La Maria
sorella di Lazzaro e Marta è naturalmente Maria di Betania, perché stava a
Betania, alle porte di Gerusalemme. Mentre la Maria che Gesù liberò da sette
demoni è Maria Maddalena, perché stava a Magdala, sul lago di Galilea. Ma la
tradizione le ha fuse insieme in un’unica Maria. Anzi vi ha aggiunto anche una
terza donna, innominata dai Vangeli, che nella casa di Simone lavò i piedi a
Gesù con le sue lacrime. Tre in una.
Così
la Maria di Betania che sbarcò il Provenza è sempre stata ritenuta Maria di
Magdala, quella che prima entrò nel sepolcro vuoto (il piedi della Maddalena che
per primo entrò nel sepolcro è custodito in un reliquiario stupendo nella
chiesa di san Giovanni dei Fiorentini a Roma… ma questa è tutta un’altra
storia).
Sant’Eugenio
era un appassionato non soltanto di Lazzaro, ma anche di Maria Maddalena. La
chiesa nella quale fu battezzato ad Aix era intitolata a lei. Una volta demolita, al
tempo della Rivoluzione, il titolo passò all’attuale chiesa della Maddalena, particolarmente
cara agli Oblati perché fu lì che sant’Eugenio iniziò la sua famosa predicazione
in lingua provenzale.
Sia come
sia eccomi a St-Maximin, sulla tomba di santa Maria Maddalena, nell’antica
cripta, sotto la basilica. Basilica e cripta sono deserte in questa mattina
silenziosa. Si avverte la presenza viva di questa appassionata seguace di Gesù:
l’ha seguito fino ai piedi della croce, l’ha cercato con perseveranza, l’ha abbracciato,
l’ha annunciato gridando “Ho visto il Signore”… Che donna eccezionale! La senti,
è proprio lì e puoi chiedergli la stessa passione, lo stesso amore, la stessa
fedeltà…
Ma qui
è venuta soltanto a morire e ad essere sepolta. Dove ha vissuto per trent’anni?
Con la macchina proseguo il viaggio inoltrandomi nel parco della Santa Baume – la
santa “grotta”, secondo l’antico provenzale. È una mattinata d’incanto, con un
sole splendente. Entro nel bosco mediterraneo, verdissimo anche grazie alle piogge di
questi giorni, con squarci di vigneti ordinati e puliti. La strada si avvoltola
su per i tornanti e sale fino all’ostello medievale dei Domenicani. Proseguo a
piedi su per il sentiero di montagna, assieme a parecchie altre persone che
salgono e scendono in silenzio e con aria di festa, come in un autentico
pellegrinaggio. All’ultimo tratto il bosco sparisce d'improvviso, come per incanto,
e si erge ripida la parete di roccia nuda a strapiombo. Si apre la grande
grotta, la santa grotta!
Maddalena è lì, silenziosa, in preghiera, in
contemplazione, rapita dal suo Signore che l’ha liberata dai molti mali. Dalle
pareti della grotta si sente sussurrare il suo nome: “Maria!” e in risposta la sua
esplosione di gioia: “Maestro!”. Apostola degli apostoli, continua a narrare come
ha visto morire il suo Gesù, come è stato il suo incontro con il Risorto, l’abbraccio
forte e sincero con il quale lo ha trattenuto, le ultime parole udite dal
Maestro che ormai condivide tutto: “… il Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio
vostro…”.
Mattinata
troppo fugace, ma mi porto con me la Maddalena.