La Bibbia si chiude con una tua promessa: «Sì,
verrò presto!». Gesù l’aveva assicurato ai discepoli, piombati nella tristezza,
durante l’ultima cena, all’annuncio della sua partita: «Vado, ma tornerò a
voi». Anche i primi cristiani sapevano che sarebbe tornato, lo attendevano con
fiducia e continuavano ad invocarlo: «Vieni, Signore Gesù».
Noi invece spesso abbiamo paura al pensiero del suo
ritorno. Non consideriamo infatti l’incontro con lui, ma che la sua venuta coincide
con la nostra morte. La preghiera di tanti cristiani di oggi, a differenza di
quella dei primi cristiani, si esprime, anche se tacitamente, con le parole:
«Vieni il più tardi possibile. Meglio ancora se non vieni». Si arriva al punto
di dimenticare che egli tornerà, addirittura ci si dimentica di lui.
Così non ci accorgiamo che Gesù non attenda la fine
della nostra vita per venire. Ci visita più spesso di quanto non immaginiamo. Si
fai presente lungo la nostra giornata con un’ispirazione, in una persona che ci
passa accanto, nel momento della preghiera... Ma siccome non lo aspettiamo, non
sappiamo neanche riconoscerlo e lo lasciamo passare senza accoglierlo, senza
fargli festa.
È per questo che invita a vegliare, a essere
attenti, pronti per ogni incontro. Se uno è distratto, preso dall’internet, o
con la musica a tutto volume nelle cuffie, nemmeno sente il campanello. Se uno
invece aspetta un amico, la persona amata, è sul chi va là, percepisce il più piccolo
rumore ed è subito pronto ad aprire la porta. È sempre questione di amore. Un
innamorato, anche mentre fa le cose più disparate, pensa alla persona amata. E
se sa che essa deve venire, non si lascia prendere dal lavoro: lavora, ma col cuore
in attesa. «Dormo, ma il mio cuore veglia», diceva la sposa del Cantico dei
Cantici.
«Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro
cuore». Questa frase conclude il discorso sull’uso dei beni: se il nostro
tesoro è il patrimonio immobiliare, il conto in banca, la carriera, gli affetti,
il nostro cuore rimane ancorato alla terra; se il nostro tesoro sono “le cose
di lassù”, il nostro cuore è tutto preso dal cielo, da ciò che rimane per
sempre.
Nello stesso tempo questa frase introduce anche le
parole sulla vigilanza. Se il nostro tesoro sono gli interessi terreni siamo
presi da quelli e ci dimentichiamo di Dio. Se il nostro tesoro è Dio, la sua attesa
si acuisce, si fa attenta. Aspettiamo ogni sua visita con trepidazione e lo riconosciamo,
lo accogliamo, lo abbracciamo ogni volta che si presenta a noi in una gioia, in
un dolore, nella richiesta di un servizio da rendere, di un lavoro da compiere.
Così ci prepariamo alla sua ultima venuta, quando verrà a prenderci per
portarci a casa con sé. Saremo pronti.
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