«La nostra anima è un terreno sul quale bisogna stare
sempre occupati, perché è nel torpore della pigrizia e dell’abulia che crescono
le spine pungenti dei cattivi pensieri. Dobbiamo gettare il seme della parola “divina”,
piantare gli alberi delle virtù, produrre tinte e profumi cercando di imitare
il comportamento dei santi… e la fatica non ci deve spaventare perché sulle
sublimi altezze ci si arriva piano piano, passo dopo passo, poiché nessuno
diventa perfetto in un attimo… tenendo sempre ben presente che l’umiltà è la
base di ogni ascesa, e madre di tutte le virtù… perché l’umiltà fa conoscere
all’uomo se stesso e Dio».
È uno dei tanti testi dai Sermoni di sant’Antonio da
Padova che impreziosiscono il romanzo storico della sua vita che sto leggendo
in questo periodo: Antonio segreto. La forza di un uomo, di Nicola
Vegro. Un libro che fa entrare con vivacità e fantasia nel tempo, nei
personaggi, nelle situazioni. Mi piace rilevare le piccole incongruenze, come
quando Antonio cita la Scrittura con i versetti, introdotti solo tre secoli più
tardi, o quando, dettando, chiede agli studenti di mettere la virgola, ancora
assente nella punteggiatura di allora. Ma è appunto un romanzo, e con la
fantasia del romanzo fa rivivere un mondo lontano e lo rende attuale. Più che
la figura di Antonio viene in luce il suo tempo e questo dà al santo una forte
aderenza e insieme una grande profezia. È quello che tutti vorremmo vivere, ben
piantati nel nostro mondo e protesi verso quello futuro, trascinando con noi
quello nel quale siamo radicati.
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