“Per venire in Francia ho dovuto imparare il francese.
E se voi volete venire in Italia che lingua dovete imparare?”. Si alzano molte
manine: “L’italiano”. “E in Inghilterra che lingua si parla?”. Le mani sono meno:
“L’inglese”. “E quel è la lingua della Germania?”. Una manina sola: “Il tedesco”.
“E qual è la lingua del Paradiso?”. Non si alza nessuna mano e tutti i bambini
mi guardano interrogativi. “Oggi cominciamo le Vacanze in Paradiso: per entrare
in Paradiso occorre conoscere la lingua del Paradiso. Qual è la lingua del
Paradiso?”. Silenzio. “Ma è la lingua dell’amore! Per entrare in Paradiso
occorre amare”. Comincio così il mio dialogo con i 30 bambini che mi circondano.
Anche l’anno scorso ero qui con loro, a Saint-Pierre,
sul Massiccio della Certosa, la Grande Certosa. Che dono poter stare con queste
famiglie giovani, che hanno tutte dai tre ai sei bambini, inusuale qui in
Francia, ma anche nel resto d’Europa.
“E chi ci insegna la lingua del Paradiso?
Gesù, perché lui viene dal Paradiso e quindi parla quella lingua”. Così parlo
del Vangelo che ci insegna come ha vissuto Gesù e cosa ha detto Gesù. Perché
lui insegna non soltanto con le parole, ma anche con le azioni. Così faccio
vedere tante illustrazioni con i miracoli di Gesù, tutte azioni che mostrano la
lingua del Paradiso: sono espressione del suo amore per le persone che
incontrava…
Pare scritto proprio per i bambini il Vangelo.
Gesù parlava con parole semplici, con parabole tratte dalla vita di ogni
giorno. Forse proprio per questo il suo dire aveva un fascino tanto
particolare.
Nei suoi discorsi ci sono fatti e persone
della vita quotidiana: bambini che giocano sulle piazze, feste di nozze,
costruttori di case e di torri, braccianti e fittavoli, prostitute e amministratori
corrotti, portieri e servi, casalinghe e padri premurosi, figli difficili e
fratelli litigiosi, debitori e creditori, ricchi egoisti e poveri ridotti alla
fame, magistrati inerti e vedove indifese, viandanti e briganti, pastori,
vignaioli, pescatori... Ci sono monete, tesori nascosti, mense imbandite...
Attraverso le sue parole così “umane”, Gesù
mostrava tutto il realismo dell’incarnazione. È entrato veramente nella nostra
vita, in questo nostro mondo. L’ha guardato con amore e ha saputo trovarvi
fatti e parole con cui parlare di Cielo. Parlava perché amava la sua gente. Era
il suo modo di donarsi.
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