mercoledì 10 agosto 2022

Mitezza o fortezza?


Giorni fa ho scritto sue righe a proposito della mitezza: 

http://fabiociardi.blogspot.com/2022/08/mitezza.html

Mi piace condividere una reazione che ho ricevuto: 

Parallelamente al dilagare dell'aggressività, quasi come un facile alibi cristiano, altrettanto pericoloso, dilaga una tiepidezza pavida. Si teme di schierarsi, si teme di prendere posizione. Ed è questa imbelle debolezza, travestita da dolce neutralità, che mi fa scattare in difesa contro le prepotenze nei confronti dei più deboli, come una paladina sempre in lotta.

Come vorrei essere in disarmo totale, anch'io. Ma questa società, questa cultura dilagante, non sempre lo permette. Certo non mi spingo alla violenza, per carità, ma allo scuotimento delle anime dormienti, quello sì. E, mi spiace, tanta latitanza, anche nei nostri ambienti, viene troppo spesso spacciata per mitezza.

Il mite invece è colui che nella sua carne vive il tormento tutti i giorni dello scontro e ne esce a testa bassa, mortificato da volontà sociali e politiche più grandi che ci vogliono in guerra gli uni contro gli altri.

I media spacciano un modello relazionale improntato all’aggressività e alla prevaricazione, ma questo non ha nulla ha a che vedere con la sana lotta, la grinta o la forza delle idee. Io non capisco la violenza, ma un certo ardore sì. Fa parte del Cristiano.

Anche in me poi vince la Parola di Dio. Leggo Isaia 42, che Gesù stesso legge e proclama. Dio affida il futuro a un servo, a un umile da lui amato pieno del suo Spirito, il quale non contesta, non grida, non va in piazza… Anche il suo scopo è quello di far trionfare la giustizia, ma il modo in cui raggiungerà questo traguardo non sarà quello di vincere la violenza con un’altra violenza, di ribaltare un potere con un altro potere… ma il modo sarà quello che Gesù annuncia nelle Beatitudini: la mitezza.

Mi pare di capire la chiave di svolta: Porsi senza mezzi termini su un piano diverso. Gesù infatti di fronte alla violenza si sottrae, per aiutarci! Si pone su un altro piano che non è quello della superiorità (che sarebbe ancora una forma sottile di violenza), ma sposta il pensiero dal piano della materia, dello spazio dove opera la forza, al piano dello spirito dove opera la ragione del cuore, appunto la mitezza.
Ma come tutte le virtù, nella nostra sensibilità moderna ormai è vano, quasi impossibile (!!) praticare ciascuno la mitezza nell'isolamento della sua buona volontà. Si resta inevitabilmente isolati. Sono le fraternità, le famiglie, le cellule di vita cristiana, le comunità religiose che devono praticare la mitezza come parola di Vita in mezzo a questo scempio.

Ricordo le parole di san Francesco: «La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori. Non provocate nessuno all’ira o allo scandalo, ma tutti siano attirati alla pace, alla bontà e alla concordia dalla vostra mitezza. Questa è la nostra vocazione: curare le ferite, fasciare le fratture e richiamare gli smarriti. Molti infatti, che ci sembrano membra del diavolo, un giorno saranno discepoli di Cristo».  (Leggenda dei tre Compagni)

 

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