Mettersi all’ultimo posto.
È ben più di una norma di galateo. Anche se al nostro vivere sociale un po’ di
galateo non farebbe male, vista la maleducazione che corre, la grossolanità, la
mancanza di rispetto, di tatto, di delicatezza nei rapporti.
Il comportamento dei
commensali di cui parla il Vangelo di Luca è l’occasione per impartire un
insegnamento ben più profondo, soprattutto nei confronti di Dio. Distanziarsi
dagli altri, emergere, imporsi, primeggiare, in mille modi, dal vestito alla
casa, dallo sfoggio di cultura alla brillantezza dell’eloquio, dalle
onorificenze alle qualifiche di prestigio: una tendenza normale, di tutti.
Purtroppo.
Per innalzarsi, il più
delle volte si è infatti costretti ad abbassare e squalificare l’altro. Per
mettersi al primo posto bisogna relegare l’altro all’ultimo. Basta un piccolo
giudizio, un pizzico di disprezzo, un certo qual senso di superiorità, uno
sgambetto nella corsa per la carriera... E quando non si riesce, ecco il
complesso di inferiorità, la frustrazione, l’invidia, la depressione. Com’è
meschino, a volte, il nostro cuore!
Gesù è venuto anche per portare ordine nei nostri rapporti: da competitivi a solidali, da astiosi a pacifici, da distanti a fraterni. Mettere l’altro al primo posto: lo stimo, lo facilito nel lavoro, lo aiuto se in difficoltà, lo capisco quando sbaglia, gioisco nel vederlo crescere, perfino superarmi, perché l’altro sono io. Gesù ci ha fatto una famiglia sola, un corpo solo.
Peggio ancora se il primo
posto lo assumessimo nei confronti di Dio, come quando il fariseo si mise al
primo posto nel tempio: si riteneva giusto, bravo, non come il pubblicano in
fondo, all’ultimo posto: un peccatore.
Davanti a Dio siamo tutti piccoli, ultimi. Soltanto così potrà prenderci per mano e condurci accanto a sé, al posto giusto, quello che Gesù è andato a prepararci e che da sempre ha pensato per noi. Non per i nostri meriti, le capacità, le conquiste, ma per la gratuità del suo amore.
Nessun commento:
Posta un commento