Il 15 agosto 1822 è ricordato dagli Oblati come il
giorno della “Madonna Oblata”. In quel giorno sant’Eugenio de Mazenod benedisse
solennemente una statua dell’Immacolata nella chiesa della Missione di Aix.
Nella rivista “Missions O.M.I.” del 1908, troviamo la seguente descrizione: “Il
suo capo, coronato di dodici stelle, è rivolto verso il cielo in atteggiamento
di preghiera. Indossa un velo d’oro, dello stesso colore della lunga veste e
del mantello. È ritratta come l’Immacolata, con un piede sulla falce della luna
e con l’altro sul serpente che sta schiacciando. La mano destra è posata sul
suo cuore mentre l’altra è aperta, diffondendo grazie sui figli che la stanno
pregando”[1].
La statua, l’altare dei voti e il cuore del Fondatore
furono portati a Roma dopo le espulsioni dei religiosi dalla Francia nel 1903.
L’8 giugno 1908, padre Eugène Baffie, vicario generale, benedisse il “santuario
di famiglia” situato al fondo della Cappella dello Scolasticato a Roma, Via
Vittorino da Feltre, dove fu collocata la reliquia del cuore del Fondatore[2]. (Attualmente il “santuario
di famiglia” si trova nel giardino della Casa generalizia). Dal 1950 la statua
della Madonna Oblata si trova nella cappella di via Aurelia 290.
Cosa avvenne 15 agosto 1822? Lo racconta lo stesso
sant’Eugenio in una lettera scritta quello stesso giorno a p. Tempier:
"Mio carissimo e ottimo fratello, la
funzione è finita, in casa regna il silenzio rotto appena dal suono lontano di
una campana che annunzia l’uscita della processione solenne. Contento dell’omaggio
sincero reso alla nostra Madre buona ai piedi della bella statua collocata in
suo ricordo nella nostra chiesa, lascio ad altri la cura di onorarla con la
pompa esterna di una sfilata che non offrirebbe nulla di edificante alla mia
devozione, forse troppo esigente. Questo tempo, mio carissimo amico, sia
utilizzato per ritrovarci insieme nelle dolci effusioni dei nostri cuori.
Come vorrei comunicarvi la
consolazione profonda goduta in questo giorno bellissimo consacrato a Maria,
nostra Regina. Da molto tempo non provavo tanta gioia nel parlare delle sue
grandezze, nell’invogliare i cristiani a riporre in lei ogni fiducia, com’è
accaduto stamani durante l’istruzione data ai membri della Congregazione (della
Gioventù Cristiana di Aix). Spero che mi abbiano capito, e stasera mi sono
accorto che i frequentatori della nostra chiesa condividevano il fervore
suscitato dalla vista della sua immagine e più ancora le grazie che lei ci
otteneva dal suo divin Figliuolo, mentre noi ci rivolgevamo con tanto affetto a
lei che è nostra Madre.
Io personalmente credo di esserle
debitore di un sentimento non dico mai provato finora, ma certo non come al
solito. Non potrei esprimerlo con precisione perché è composto di vari
elementi, ma tutti si riferiscono a un solo oggetto: la nostra cara Società. Mi
pareva di vedere e toccar con mano che essa contiene in germe virtù altissime e
potrebbe compiere un bene immenso. La trovavo una buona Società, e tutto in lei
mi sembrava encomiabile: mi piacevano le sue Regole e i suoi Statuti, il suo
ministero mi pareva sublime, com’è effettivamente. Trovavo in lei mezzi sicuri
di salvezza, anzi infallibili per come li vedevo.
Un solo motivo di dolore veniva a
ridurre e a spegnere quasi la gioia alla quale mi sarei abbandonato: ero io
stesso. Mi sono visto come il solo e vero ostacolo al grande bene che potrebbe
operarsi; ma vedo soltanto in maniera confusa quel che dovrei fare per essere
più utile alla Società e alla Chiesa"[3].
La lettera originale è scomparsa. Questo testo ci è
noto da Rambert (I, p. 352-353) e da Rey (I, p. 280-281) che lo copiano senza
commentarlo. Non c’è nessun’altra allusione a questo evento nelle lettere del
Fondatore e nella corrispondenza tra Oblati prima fino alla sua morte. Anche p.
Alfred Yenveux, nel volume IV del suo commento manoscritto alle Regole (redatto
tra il 1878 e il 1903), trascrive la lettera senza alcun commento.
In una relazione del 15 luglio 1889 dalla casa oblata
di Aix, p. Prosper Monnet descrisse la cappella interna della chiesa della
Missione con l’altare dei voti e la “l’antica statua della Vergine che una
volta sorrise al nostro venerato Fondatore...”[4]. È la prima volta
che tra gli Oblati si scrive che la Madonna ha sorriso al Fondatore: sono
passati 67 anni da quel 22 agosto 1822. Da allora l’evento del 1922 viene
sempre più amplificato. Nel 1904 p. Emil Lamblin aggiunge: “La tradizione orale
ci dice che la statua aprì gli occhi e annuì affermativamente con la testa
mentre il suo zelante servo chiedeva un favore. Questo avvenimento
straordinario non è mai apparso in nessun resoconto [...] Da quel momento,
questa statua a cui tutti i nostri sacerdoti più anziani attribuiscono questo
miracolo, fu chiamata la Vergine miracolosa o anche la Vergine della Missione o
di Mons. de Mazenod”[5]. Nell’album
fotografico su Mons. de Mazenod apparso nel 1913, Marcel Bernad riferisce il
racconto di Lamblin e aggiunge: “Non conosciamo le fonti di questa tradizione” (p.
64).
Nel 1928 suor Veronica del Sacro Cuore delle Suore
della Sacra Famiglia di Bordeaux e p. Edmond Dubois diedero questa
testimonianza nel corso del processo ordinario della causa del Fondatore:
"Esiste una pia tradizione devotamente
conservata nella nostra casa di Aix (…). Secondo questa tradizione, il nostro
venerato Fondatore pregò un giorno con grande fervore davanti a una statua dell’Immacolata,
chiedendo una grazia a cui attribuiva grande importanza, che, si dice,
riguardava il suo futuro e quello della Congregazione. Mentre pregava con tutto
il cuore, la statua aprì gli occhi e chinò il capo, dandogli la certezza che la
sua preghiera era stata esaudita. Padre Lamblin, uno dei nostri anziani, che ha
fatto parte per molto tempo della comunità di Aix, interrogato su questo fatto,
ha affermato ancora una volta l’esistenza di questa tradizione, fedelmente
conservata nella casa dove il fatto è avvenuto"[6].
La lettera del Fondatore, unica testimonianza al
riguardo, è molto più sobria, come abbiamo letto: non parla né di occhi che si
aprono, né di cenni col capo, né di sorriso; se egli non l’ha confidato a p.
Tempier, a chi altri avrebbe potuto dirlo? Forse la “tradizione” ha
semplicemente amplificato e drammatizzato un evento tutto interiore. Possiamo,
conclude con K. Lubowicki:
"Molti avvenimenti accaduti nella
Congregazione dopo tale data ci indicano che Eugenio ha visto lo sguardo
materno di Maria, pieno di tenerezza, posato su di lui; ha visto in Maria la
Madre che prendeva lui e tutti gli appartenenti alla Congregazione. Tale
esperienza non poteva essere definita in un modo migliore di come lo è stata: “il
sorriso della Madre”. Un sorriso che – sperimentato da Eugenio in un momento di
stanchezza morale, mentre avvertiva il peso delle prove che gravavano sulla
Congregazione – infonde nel suo cuore nuova forza, per sopportare difficoltà
più dure, che si presenteranno in seguito. Il Fondatore ha vissuto questo
momento “con uno sguardo di fede”! Tale affermazione sembra essere la più
vicina alla verità, nella quale le cose troppo straordinarie non sono capaci di
trovare il loro posto. Tale verità – semplice e perciò profonda – è molto più
bella!"[7]
Continua domani
[1] Inauguration d’un
Sanctuaire de famille, “Missions
O.M.I.” 46 (1908), p. 277-282;
p. 279.
[2] Discours du Révérende Père
Baffie, Ibid., p. 282-301.
[3] 15 agosto 1822, Écrits
oblats, 8, 98-99.
[4] « Missions O.M.I. » 27 (1889), p. 285.
[5] L'Immaculée Conception et
la congrégation de la Jeunesse chrétienne fondé à Aix... « Missions O.M.I. » 42 (1904), p. 472-473.
[6] Positio super introductione causae..., Rome, 1935, p.
705, 716.
[7] K. Lubowicki, Maria nella vita del Beato
Eugenio de Mazenod e della sua Congregazione, Teresianum, Roma 1987, p.
147-148, dattiloscritto. Cf. B. L. Wittenbrink,
The Oblate Madonna. An Essay on the Miraculous Virgin, “La Vierge au
Miracle”, “Études Oblates” 1 (1942), p. 221-234. É. Lamirande, Notes de lecture, La
Vierge au miracle, « Études
Oblates » 15, (1956), p.
177-179. K. Lubowicki,
Marie dans la vie du Bx Eugène de Mazenod et de sa Congrégation.
L’expérience du 15 août 1822, “Études Oblates” 47 (1988) 11-22. Y.
Beaudoin, “Oblate Madonna”, Historical
Dictionary, I, p. 593-595. H. Nsolo,
Aux origines de la dimension mariale du
charisme des Missionnaires Oblats de Marie Immaculée (1782-1861), Rome,
2012, p. 102-116.
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