sabato 13 agosto 2022

La "Madonna del sorriso" - 1822-2022 / 1

 

Il 15 agosto 1822 è ricordato dagli Oblati come il giorno della “Madonna Oblata”. In quel giorno sant’Eugenio de Mazenod benedisse solennemente una statua dell’Immacolata nella chiesa della Missione di Aix. Nella rivista “Missions O.M.I.” del 1908, troviamo la seguente descrizione: “Il suo capo, coronato di dodici stelle, è rivolto verso il cielo in atteggiamento di preghiera. Indossa un velo d’oro, dello stesso colore della lunga veste e del mantello. È ritratta come l’Immacolata, con un piede sulla falce della luna e con l’altro sul serpente che sta schiacciando. La mano destra è posata sul suo cuore mentre l’altra è aperta, diffondendo grazie sui figli che la stanno pregando”[1].

La statua, l’altare dei voti e il cuore del Fondatore furono portati a Roma dopo le espulsioni dei religiosi dalla Francia nel 1903. L’8 giugno 1908, padre Eugène Baffie, vicario generale, benedisse il “santuario di famiglia” situato al fondo della Cappella dello Scolasticato a Roma, Via Vittorino da Feltre, dove fu collocata la reliquia del cuore del Fondatore[2]. (Attualmente il “santuario di famiglia” si trova nel giardino della Casa generalizia). Dal 1950 la statua della Madonna Oblata si trova nella cappella di via Aurelia 290.

Cosa avvenne 15 agosto 1822? Lo racconta lo stesso sant’Eugenio in una lettera scritta quello stesso giorno a p. Tempier:

"Mio carissimo e ottimo fratello, la funzione è finita, in casa regna il silenzio rotto appena dal suono lontano di una campana che annunzia l’uscita della processione solenne. Contento dell’omaggio sincero reso alla nostra Madre buona ai piedi della bella statua collocata in suo ricordo nella nostra chiesa, lascio ad altri la cura di onorarla con la pompa esterna di una sfilata che non offrirebbe nulla di edificante alla mia devozione, forse troppo esigente. Questo tempo, mio carissimo amico, sia utilizzato per ritrovarci insieme nelle dolci effusioni dei nostri cuori.

Come vorrei comunicarvi la consolazione profonda goduta in questo giorno bellissimo consacrato a Maria, nostra Regina. Da molto tempo non provavo tanta gioia nel parlare delle sue grandezze, nell’invogliare i cristiani a riporre in lei ogni fiducia, com’è accaduto stamani durante l’istruzione data ai membri della Congregazione (della Gioventù Cristiana di Aix). Spero che mi abbiano capito, e stasera mi sono accorto che i frequentatori della nostra chiesa condividevano il fervore suscitato dalla vista della sua immagine e più ancora le grazie che lei ci otteneva dal suo divin Figliuolo, mentre noi ci rivolgevamo con tanto affetto a lei che è nostra Madre.

Io personalmente credo di esserle debitore di un sentimento non dico mai provato finora, ma certo non come al solito. Non potrei esprimerlo con precisione perché è composto di vari elementi, ma tutti si riferiscono a un solo oggetto: la nostra cara Società. Mi pareva di vedere e toccar con mano che essa contiene in germe virtù altissime e potrebbe compiere un bene immenso. La trovavo una buona Società, e tutto in lei mi sembrava encomiabile: mi piacevano le sue Regole e i suoi Statuti, il suo ministero mi pareva sublime, com’è effettivamente. Trovavo in lei mezzi sicuri di salvezza, anzi infallibili per come li vedevo.

Un solo motivo di dolore veniva a ridurre e a spegnere quasi la gioia alla quale mi sarei abbandonato: ero io stesso. Mi sono visto come il solo e vero ostacolo al grande bene che potrebbe operarsi; ma vedo soltanto in maniera confusa quel che dovrei fare per essere più utile alla Società e alla Chiesa"[3].

La lettera originale è scomparsa. Questo testo ci è noto da Rambert (I, p. 352-353) e da Rey (I, p. 280-281) che lo copiano senza commentarlo. Non c’è nessun’altra allusione a questo evento nelle lettere del Fondatore e nella corrispondenza tra Oblati prima fino alla sua morte. Anche p. Alfred Yenveux, nel volume IV del suo commento manoscritto alle Regole (redatto tra il 1878 e il 1903), trascrive la lettera senza alcun commento.

In una relazione del 15 luglio 1889 dalla casa oblata di Aix, p. Prosper Monnet descrisse la cappella interna della chiesa della Missione con l’altare dei voti e la “l’antica statua della Vergine che una volta sorrise al nostro venerato Fondatore...”[4]. È la prima volta che tra gli Oblati si scrive che la Madonna ha sorriso al Fondatore: sono passati 67 anni da quel 22 agosto 1822. Da allora l’evento del 1922 viene sempre più amplificato. Nel 1904 p. Emil Lamblin aggiunge: “La tradizione orale ci dice che la statua aprì gli occhi e annuì affermativamente con la testa mentre il suo zelante servo chiedeva un favore. Questo avvenimento straordinario non è mai apparso in nessun resoconto [...] Da quel momento, questa statua a cui tutti i nostri sacerdoti più anziani attribuiscono questo miracolo, fu chiamata la Vergine miracolosa o anche la Vergine della Missione o di Mons. de Mazenod”[5]. Nell’album fotografico su Mons. de Mazenod apparso nel 1913, Marcel Bernad riferisce il racconto di Lamblin e aggiunge: “Non conosciamo le fonti di questa tradizione” (p. 64).

Nel 1928 suor Veronica del Sacro Cuore delle Suore della Sacra Famiglia di Bordeaux e p. Edmond Dubois diedero questa testimonianza nel corso del processo ordinario della causa del Fondatore:

"Esiste una pia tradizione devotamente conservata nella nostra casa di Aix (…). Secondo questa tradizione, il nostro venerato Fondatore pregò un giorno con grande fervore davanti a una statua dell’Immacolata, chiedendo una grazia a cui attribuiva grande importanza, che, si dice, riguardava il suo futuro e quello della Congregazione. Mentre pregava con tutto il cuore, la statua aprì gli occhi e chinò il capo, dandogli la certezza che la sua preghiera era stata esaudita. Padre Lamblin, uno dei nostri anziani, che ha fatto parte per molto tempo della comunità di Aix, interrogato su questo fatto, ha affermato ancora una volta l’esistenza di questa tradizione, fedelmente conservata nella casa dove il fatto è avvenuto"[6].

La lettera del Fondatore, unica testimonianza al riguardo, è molto più sobria, come abbiamo letto: non parla né di occhi che si aprono, né di cenni col capo, né di sorriso; se egli non l’ha confidato a p. Tempier, a chi altri avrebbe potuto dirlo? Forse la “tradizione” ha semplicemente amplificato e drammatizzato un evento tutto interiore. Possiamo, conclude con K. Lubowicki:

"Molti avvenimenti accaduti nella Congregazione dopo tale data ci indicano che Eugenio ha visto lo sguardo materno di Maria, pieno di tenerezza, posato su di lui; ha visto in Maria la Madre che prendeva lui e tutti gli appartenenti alla Congregazione. Tale esperienza non poteva essere definita in un modo migliore di come lo è stata: “il sorriso della Madre”. Un sorriso che – sperimentato da Eugenio in un momento di stanchezza morale, mentre avvertiva il peso delle prove che gravavano sulla Congregazione – infonde nel suo cuore nuova forza, per sopportare difficoltà più dure, che si presenteranno in seguito. Il Fondatore ha vissuto questo momento “con uno sguardo di fede”! Tale affermazione sembra essere la più vicina alla verità, nella quale le cose troppo straordinarie non sono capaci di trovare il loro posto. Tale verità – semplice e perciò profonda – è molto più bella!"[7]

Continua domani



[1] Inauguration d’un Sanctuaire de famille, “Missions O.M.I.” 46 (1908), p. 277-282; p. 279.

[2] Discours du Révérende Père Baffie, Ibid., p. 282-301.

[3] 15 agosto 1822, Écrits oblats, 8, 98-99.

[4] « Missions O.M.I. » 27 (1889), p. 285.

[5] L'Immaculée Conception et la congrégation de la Jeunesse chrétienne fondé à Aix... « Missions O.M.I. » 42 (1904), p. 472-473.

[6] Positio super introductione causae..., Rome, 1935, p. 705, 716.

[7] K. Lubowicki, Maria nella vita del Beato Eugenio de Mazenod e della sua Congregazione, Teresianum, Roma 1987, p. 147-148, dattiloscritto. Cf. B. L. Wittenbrink, The Oblate Madonna. An Essay on the Miraculous Virgin, “La Vierge au Miracle”, “Études Oblates” 1 (1942), p. 221-234. É. Lamirande, Notes de lecture, La Vierge au miracle, « Études Oblates » 15, (1956), p. 177-179. K. Lubowicki, Marie dans la vie du Bx Eugène de Mazenod et de sa Congrégation. L’expérience du 15 août 1822, “Études Oblates” 47 (1988) 11-22. Y. Beaudoin, “Oblate Madonna”, Historical Dictionary, I, p. 593-595. H. Nsolo, Aux origines de la dimension mariale du charisme des Missionnaires Oblats de Marie Immaculée (1782-1861), Rome, 2012, p. 102-116.

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