mercoledì 3 agosto 2022

Mitezza


Una rabbia aggressiva diffusa e pervasiva sta inquinando i rapporti, come la diossina dei roghi di rifiuti inquina l’aria. Si riversa astiosa e mortifera sui social, per strada, sulle piazze, tra vicini. Come un fiammifero sulla benzina esplode in violenza fisica, perfino omicida. Ne sono vittime anche i ragazzi e i bambini istigati dai videogiochi sempre più perversi. Incolpiamo la pandemia che ci ha a lungo repressi. Qualunque ne siano le causa la domanda che dovremmo porci è: c’è una medicina, un rimedio a tanta cattiveria? Qual è l’antidoto alla rabbia? Forse la mitezza? Una volta era detta virtù dei forti (mentre rabbia e aggressività sono sintomo di debolezza vigliacca e di paura).

“Mitis”, in latino, è l’attributo del frutto tenero, maturo, dolce, al contrario di quello acerbo e aspro che allega la bocca. Il frutto per maturare ha bisogno del tempo, del calore, della stagione favorevole, “mite”, appunto. Così la mitezza è un cammino lungo, che affina il carattere con la pazienza, rendendolo comprensivo, benevolo, indulgente, umano, “dolce”. Il Vangelo – sempre esagerato – va oltre e domanda di reagire al male con il bene, unica via per spezzare la catena dell’odio e della vendetta. Non è lesione della giustizia, ma la sua perfezione espressa nella misericordia, la più umana delle attitudini: “Amate i vostri nemici, fate del bene a chi vi fa del male, pregate per quelli che vi perseguitano”.

Visitando le chiese mi impressiona la presenza ricorrente nei monumenti funebri, anche di ecclesiastici, dei leoni, che indicheranno pure la fortezza, virtù essenziale come la mitezza, ma che non sono comunque controbilanciati da un’altrettanta presenza iconica di agnelli, emblemi di mitezza, virtù essenziale come la fortezza. Il “leone di Giuda” è diventato “agnello di Dio” che si è lasciato condurre mite alla morte salvando così il mondo.

 

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