sabato 17 aprile 2021

Toccatemi, sono proprio io


La sera di Pasqua il Risorto «stette in mezzo a loro» (Luca 24, 36). Non viene dal di fuori, non “appare” (come invece si legge nella precedente versione della CEI). Semplicemente “stette” (éstē). Era già lì, presente, anche se non lo vedevano. È la nuova realtà della Chiesa, che è tale perché il Signore “sta” in mezzo ai suoi (Mt 18, 20), costantemente (Mt 28, 20), è l’Emmanuele (Mt 1, 23).

Il Risorto si rivela nella sua identità più profonda: «Sono proprio io». Solitamente questa autorivelazione, “Sono Io”, Ego eimi, la sentiamo da Gesù nel Vangelo di Giovanni, ed ha il valore forte di quell’“Io sono” con il quale Dio si fa conoscere a Mosè. Gesù è l’Io di Dio, è il Signore Dio.

Ma quale Dio è quello che si presenta davanti ai discepoli?Un Dio crocifisso! «Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io» (Luca 24, 39). Per farsi riconoscere mostra i segni della passione. Colui che è lì presente è l’identico Gesù che è stato crocifisso.

L’“Io sono”, il Dio Gesù Cristo, è un Dio che ha amato fino a morire per noi. Il Risorto non è un altro, è lo stesso Crocifisso.

Luca, al pari degli altri evangelisti, a questo punto riferisce che i discepoli non credettero. Ma Luca è l’evangelista della misericordia e, anche in questo momento non si smentisce, motiva la loro incredulità e la scusa: «per la gioia non credevano» (24, 41).

Gesù sbarazza comunque ogni dubbio: «Toccate e guardare; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho» (24, 39).

Anche Giovanni, nel racconto della risurrezione, riporta le stesse parole, rivolte a Tommaso, invita a “toccare” e a “guardare”.

Addirittura, in Luca, Gesù chiede di poter mangiare, per far vedere che non è un fantasma: «Avete qui qualche cosa da mangiare?» (24, 41).  Gli esegeti mettono subito le mani in avanti e spiegano che Gesù non si è messo proprio a mangiare il pesce come racconta il Vangelo, sarebbe soltanto un modo per esprimere in maniera realista la verità della corporea di Gesù. Comunque, all’inizio della seconda parte della sua opera, gli Atti degli Apostoli, Luca scrive che quella sera Gesù «si trovava a tavola» con i discepoli (1, 4). Più avanti riporta le parole di Pietro che racconta: «Noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti» (10, 41).

Quel “toccate e guardate” è di una bellezza straordinaria. Tutti hanno bisogno di toccare: le donne, la Maddalena, Tommaso…

Sono due parole che dicono la verità e la profondità di un rapporto che tutti vorremmo avere con Gesù. Un rapporto che ci libera dai tanti fantasmi che sconvolgono la nostra pace. Un rapporto che fa riconoscere dietro il velo di quanto ci fa paura, il volto splendente del Risorto, e trasforma le nostre piaghe in amore, come le sue…

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