Mi trovo con
qualche centinaio di operatori pastorali collegati in contemporanea, in vari
continenti, con traduzioni simultanee. Il tema che sto svolgendo mi prende
moltissimo. Dopo 16 minuti, improvvisamente mi si spegne il computer e la mia
conversazione si perde nel nulla. Che smarrimento…
L’idea
che stavo comunicando è semplicissima e bellissima: l’unità chiesta dal Gesù al
Padre si fa attorno al Padre: riconoscendolo come Padre e riconoscendosi come fratelli
e sorelle.
Ero
partito da un testo conosciutissimo che Chiara Lubich aveva scritto nel dicembre
1946: “L’anima deve sopra ogni cosa puntare sempre lo sguardo nell’Unico
Padre di tanti figli. Poi, guardare tutte le creature come figli dell’Unico
Padre. Oltrepassare sempre col pensiero e coll’affetto del cuore ogni
limite posto dalla vita umana e tendere costantemente e per abito preso, alla
fratellanza universale in un solo Padre: Dio”.
Indelebile
in me il ricordo di quando, durante il viaggio con la Scuola Abbà in Terra
Santa, giungemmo sul Monte degli Olivi, nella grotta dove Gesù, rispondendo
alla richiesta dei discepoli, insegnò loro: “Quando pregate dite: Padre….”. Fu
uno dei momenti più belli del nostro pellegrinaggio. Cantammo il Padre nostro,
ed ebbi l’impressione che davvero il Padre ci avvolgesse tutti, rendendoci
fratelli e sorelle. Mi pareva di vedere Gesù e Maria che ci prendevano per mano
e insieme ci orientano verso il Padre.
Che gioia
poter dire “Padre” assieme agli altri. Gesù continua a porsi accanto a noi e ci
fa rivolgere dove lui è rivolto, verso il Padre.
Scoprire
il Padre come fonte e culmine d’unità, ci rende consapevoli del suo amore personale
che arriva ad ognuno di noi, ad ognuna delle sue creature.
Consapevoli
del valore di ciascun essere e di ciascuna persona – come una parola che il
Padre nel suo amore pronuncia – possiamo guardare ognuno come un’espressione diversa
del suo unico amore, ognuno con la sua irrepetibile bellezza, ognuno necessario
all’altro per comporre un’unità ricca di tanta diversità. Non soltanto tra le
singole persone, ma tra diverse realtà ecclesiali - movimenti, gruppi,
associazioni, vocazioni diverse - capaci di riconoscersi, amarsi, collaborare...
Possiamo poi immaginare la medesima dinamica nel mondo dell’economia, della
politica, in ogni ambito sociale, tra nazioni… Anche nelle nostre parrocchie,
al cui interno gruppi, iniziative, persone, domandano di essere valorizzati per
la loro peculiarità: soltanto insieme potremo compiere la missione che ci è
affidata. Lo stesso nella collaborazione tra parrocchie, per i tanti progetti che
possono essere portati avanti insieme.
Sono
tanti i modi di pensare l’unità. A me sembra bello vederla come famiglia di fratelli
e sorelle uniti attorno al Padre.
Sono
queste le cose che avrei voluto dire… Sicuramente lo Spirito Santo le avrà
dette al cuore di ognuno, anche senza le mie parole, meglio di come avrei
potuto dirle io.
Nessun commento:
Posta un commento