Una quindicina d’anni fa, mentre stavo per tornare da Vienna a Roma, mi giunge da Oreste Basso la richiesta di un editoriale per Città Nuova, sulla Pasqua. Colsi l’invito… al volo… e lo scrissi in volo! Mi è capitato tra mano questi giorni.
La
notizia è straordinaria, da urlo, da prima pagina: è risorto! Non abbiamo
bisogno neppure di nominare il soggetto: uno solo è risorto!
Ma
è una notizia attuale? Non è relegata nella notte dei tempi e tritamente
ripetuta d’anno in anno, senza più mordente? È a tutti nota o per i più è
soltanto un mito, quindi una non notizia?
Eppure
quell’annuncio, la prima volta che si diffuse, sconvolse Gerusalemme. Fu subito
messo a tacere e il costo dell’operazione si rivelò ben più alto dei 30 denari
pagati per il tradimento. Inutile. A partire da quella cittadina di periferia
la notizia raggiunse i confini dell’impero. Si cercò allora di soffocarla nel
sangue. Inutile. La notizia aveva oramai innescato un processo inarrestabile
dando vita ad un popolo nuovo del quale vennero a far parte uomini e donne
d’ogni nazione e lingua. Di secolo in secolo si ripeterono i tentativi per
silenziare la notizia: confutazioni razionali, dileggio, indifferenza, intimidazioni
e di nuovo sangue. E per quella notizia si continuò a morire, ostinatamente, in
Cina, in Corea, in Giappone, in Uganda, in Messico, in Spagna, in Russia… Quale
nazione potremmo non nominare? Anche oggi si continua a morire e a vivere! Sì,
perché questa è una notizia che fa vivere e per la quale, quindi, vale la pena
morire.
L’evento
che sta dietro la notizia è quello di Gesù di Nazareth, profeta in Israele,
ucciso con la più infamante e crudele delle esecuzioni capitali, la
crocifissione; sepolto e risuscitato il terzo giorno dal Padre suo, da Dio,
perché Egli è il Figlio di Dio.
Con
la sua risurrezione è possibile ogni risurrezione. Non è più vero che “non c’è
niente di nuovo sotto il sole”. È accaduto una cosa nuova, mai udita prima: la
morte è stata vinta, assieme a tutto ciò che alla morte assomiglia.
L’ineluttabile fato non è più tale. La resurrezione e la vita hanno rotto il
ciclo della consumazione, sono penetrate nella storia, l’hanno aperta ad un
futuro di novità. Per sua natura non è un evento relegato al passato. Se Egli è
il Vivente lo è nell’attualità d’ogni presente, ora, qui.
La
speranza si riaccende in questo nostro oggi, in mezzo alla precarietà del
lavoro, agli orrori della guerra, al dilagare dell’ingiustizia, al pantano
della stupidità, alla incertezza del futuro.
È
una notizia che sorprende chi crede e chi non crede. “È risorto veramente?”, si
domanda il primo. Perché se è veramente risorto… “E se fosse vero?”, può
domandarsi il secondo. Perché se fosse veramente risorto… Basterebbe anche
soltanto l’ipotesi, l’utopia di una risurrezione.
C’è
forse un modo perché la notizia torni ad essere tale: mostrarne la
straordinaria potenzialità negli effetti sociali, civili, cosmici di cui essa è
capace. Gesù è morto da solo, come un chicco di grano caduto in terra (così
aveva profetato) e risorge come spiga: moltiplicato, chiesa. È questa la forza
e l’attualità della Risurrezione, un evento che continua a generare un popolo
che è il suo corpo: Lui vivente e operante nella storia.
Mi
viene da pensare all’atomo, impossibile da “fotografare” eppure “visibile”
nell’energia che sprigiona. Impossibile “mostrare” il Risorto, eppure lo si può
cogliere, come riflesso, sul volto e negli atti della comunità nella quale Egli
vive, per sempre. Vedi la spiga e pensi al seme che l’ha generata.
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