lunedì 26 aprile 2021

Madonne romane

 



25 aprile mattina. Trovo le strade attorno a piazza Venezia bloccate. Già, è il 25 aprile! Le autorità sono al Vittoriano per celebrare la Liberazione, con le Fiamme tricolore che volteggiano in cielo. Devo lasciare la macchina in piazza della Consolazione, ai piedi della Rupe Tarpea. Un luogo dal passato tristo, che oggi è invece d’una pace incantevole, silenziosa e sempre ariosa, nonostante o proprio perché la piazza è trasformata in parcheggio.

Era un luogo dove venivano eseguite le condanne capitali. Uno dei condannati a morte lasciò due fiorini d’oro perché accanto alla forca fosse collocata un’immagine della Madonna, per “consolare” gli ultimi istanti dei condannati a morte. La Madonnella fu addossata al muro di una casa vicina, fino a quando un condannato, che si proclamava innocente, mentre penzolava alla corda sentì la Madonna che lo sosteneva con la sua mano e gli diceva: “Vai, perché sei consolato” e fu immediatamente liberato. Il fatto fece così tanto scalpore che si costruì una chiesa che accolse la Madonnella.

La chiesa attuale, successiva, è bella, con un restauro approssimato che la lascia rustica. È silenziosa, accogliente, sempre solitaria. Sono entrato ancora una volta. Sull’altare centrale campeggia la Madonna della Consolazione, restaurata da Antoniazzo da Romano.

Ma oggi mi attira, nella cappella di sinistra la minuscola antica icona di santa Maria in Portico. E qui comincia un’altra storia, di questa Madonnella romana. Dobbiamo tornare al 17 luglio 524 quando santa Galla, nel portico del suo palazzo al portico di Ottavia, poco distante dal Teatro Marcello, vide un grande bagliore. Corse al Laterano a chiamare il Papa che si lasciò convincere ad andare alla casa della matrona. Anche lui scorso la luce, mentre tutte le campane di Roma iniziarono a suonare. Da mezzo alla luce il papa vide due angeli che gli misero in mano un’immagine della Madre di Dio. Uscì dalla casa, mostrò l’icona a tutto il popolo e con essa lo benedì.

Vero, non vero… ma che importa, sono storie belle, che vanno raccontate in tutti i particolari, che fanno incantare, sognare… E se andiamo nella cappella di sinistra c’è la Madonnella… un’altra volta.



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