lunedì 4 maggio 2020

Le parole del Risorto / 8 / il Cristo patirà e risorgerà


Dopo essersi rivelato nella sua realtà fisica, Gesù si rivolge nuovamente agli Undici: «Sono queste le parole che vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi” (Lc 24, 44).
Luca non riferisce quali parole delle Scrittura il Signore citò quella sera. Non basterebbe un Vangelo per raccoglierle, ci vorrebbe appunto tutta la Bibbia, perché tutta parla di lui.  Forse ha ragione Rossé quando scrive: “Il Risorto avrebbe dovuto parlare per farsi comprendere dai suoi? La sua parola non aveva le caratteristiche divine della penetrazione, della certezza, della comprensione chiara e immediata?”.
Quando se lo videro davanti, gli apostoli capirono tutto, la loro mente si aprì alla comprensione, anche se ci vorrà del tempo per articolare quell’intuizione profonda, occorrerà la Pentecoste, la preghiera, la condivisione, la riflessione…
Come sulla strada di Emmaus, è soltanto nella luce del Risorto che si può comprendere la Parola di Dio. Adesso che egli l’ha interamente compiuta può spiegarla pienamente. È lui tra noi l’esegeta, l’ermeneuta, colui che penetra mente e cuore e li informa e li trasforma. Fa vedere, infiamma l’anima, accende la fede.

Al dire di Gesù, tutte le Scritture si sintetizzano in una parola: “Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno…” (24, 46).
Nelle sofferenze dell’umanità, da Adamo a Noè, da Abramo a Saul, da David a Geremia, nel grido del Salmi, è presente il Cristo che patisce, che porta con sé sulla croce i drammi e i peccati del mondo.
Negli interventi di Dio che libera e salva, nei canti di gioia e di festa, dall’inno di Mosè al passaggio del Mar rosso al Cantico dei cantici, è il Cristo che risorge dai morti. Tutto parla del mistero di morte e di vita di Gesù, che assume e consuma in sé la storia del cosmo intero.
Nessun popolo è escluso da questo messaggio di salvezza: “e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme” (24, 47).
“Quello che è accaduto in quei giorni a Gerusalemme” (24, 18) è un evento di una potenza tale da irradiare il mondo intero. Inizia da un punto infinitesimale, Gerusalemme, e coinvolge tutti i popoli, fino a farne un popolo solo, il nuovo popolo di Dio, che abbraccia tutte le genti. “Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva”, fino a creare in se stesso “un solo uomo nuovo”, “facendo la pace” e riconciliando tutti “in un solo corpo”, “eliminando in se stesso l’inimicizia” (Ef 2, 14-16).

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