lunedì 25 maggio 2020

Le parole del Risorto / 18 / Muti come gli alberi nella primavera


L’antifona mariana di Pasqua annuncia alla madre del Signore:
«Regina dei cieli, rallegrati, alleluia.
Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia,
è risorto come aveva predetto, alleluia.
Prega il Signore per noi, alleluia».
Chi rivolge alla madre questo annuncio di risurrezione? Maria Maddalena, le altre donne, Giovanni? E perché non addirittura suo figlio? È apparso a Pietro, a Giacomo, a Cleofa, a Tommaso… perché non poteva apparire a sua madre?
Silenzio assoluto da parte dei Vangeli. Anche da parte dei Vangeli apocrifi. Passeranno molti secoli prima che si cominci ad affermare che il Risorto era apparso a sua madre. Sulla base di quali indizi, se tutta la tradizione ha taciuto?
Non è stata tramandata nessuna parola del Risorto a Maria di Nazaret.

Quando le fu riferito che le donne e i discepoli avevano visto il Risorto, lei avrà certamente detto, o almeno pensato: “Io lo sapevo già”. Come mai? Gli era dunque apparso? No, perché aveva creduto anche senza vederlo.
“Non ti è apparso? Non ti ha parlato?”.
“Da quando ho dato la carne al Verbo, non ha cessato mai un attimo di parlarmi, lui che è la Parola”.
“Cosa ti ha detto?”.
“Non ha detto parole. È la Parola! Ed è rivestito della mia carne. La sua carne, quella che io gli ho dato, non può subire la corruzione. È la Vita!”.

«Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1, 45), le aveva proclamato Elisabetta tanti anni prima, quando la grande storia stava appena iniziando.
Da allora Maria non aveva smesso di credere. Il dolore della croce e della sepoltura le avevamo trapassato l’anima come una spada, ma nel profondo del cuore continuava a credere, fino a sostenere, con la sua fede, la fede del figlio suo.
“Io lo sapevo già che era risorto”.
Era rivolta a lei la beatitudine proclamata da Gesù a Tommaso: «Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto» (Gv 20, 20).

Quando negli ultimi secoli del primo millennio gli scrittori ecclesiastici cominciarono a dissertare sulla presunta apparizione del Risorto a Maria, si avvalsero dell’argomento di convenienza: “Conveniva, era giusto che Gesù apparisse alla madre, perché…”.
Ricorro anch’io al debolissimo argomento di convenienza, che questa volta mi pare fortissimo: “Conveniva, era giusto che Gesù non apparisse a Maria perché in lei si adempisse appieno la beatitudine di chi non avendo visto ha creduto”.
Maria non ha bisogno di vedere per credere. È il modello di fede della Chiesa. Non lo sarebbe se avesse creduto perché aveva veduto, non potremmo rispecchiarci in essa, noi che con questi occhi non vediamo il Risorto.

Mi piace tuttavia leggere come Giorgio di Nicomedia (siamo nel IX secolo) immagina sia avvenuto l’incontro di Maria con il figlio risorto:
«Ritengo che a lei per prima fu dato l’annunzio della divina risurrezione: come infatti gioì dell’ineffabile incarnazione, così esultò per l’apparizione e lo splendore del Figlio risorto. Era la Madre: a lei furono affidati i misteri dell’incarnazione; a lei sola il Signore mostrò i prodigi della risurrezione, in modo più alto che agli Apostoli e alle donne fedeli, al di sopra della stessa comprensione delle intelligenze angeliche. Perciò immediatamente e prima fra tutti l’avvolse la luce radiosa, il lieto fulgore della risurrezione. (…)
Il Figlio le svela lo splendore della risurrezione; e poiché è dovere onorare la Madre, l’onora con la sua prima apparizione. Era giusto infatti che per prima accogliesse la gioia del mondo colei che a noi fu causa della pienezza del gaudio: lei, cui vennero affidati i misteri celesti; lei, che nella passione di Cristo fu trapassata da innumerevoli spade. Era giusto che, come ebbe parte ai patimenti del Figlio, ne pregustasse la gioia divina».

Da allora molti hanno immaginato questo incontro e il rapporto nuovo che ne scaturì. Tra i due si apriva, come nella poesia di Rainer Maria Rilke, una nuova stagione di “familiarità più intensa”, ove non occorrono più le parole:
«Posò lui per un istante
lieve la sua eterna ma vicina
mano sulla spalla di donna.
E cominciarono,
muti come gli alberi nella primavera,
infinitamente al tempo stesso,
questa stagione
della loro familiarità più intensa».

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