L’antifona
mariana di Pasqua annuncia alla madre del Signore:
«Regina
dei cieli, rallegrati, alleluia.
Cristo,
che hai portato nel grembo, alleluia,
è risorto
come aveva predetto, alleluia.
Prega il
Signore per noi, alleluia».
Chi
rivolge alla madre questo annuncio di risurrezione? Maria Maddalena, le altre
donne, Giovanni? E perché non addirittura suo figlio? È apparso a Pietro, a
Giacomo, a Cleofa, a Tommaso… perché non poteva apparire a sua madre?
Silenzio
assoluto da parte dei Vangeli. Anche da parte dei Vangeli apocrifi. Passeranno
molti secoli prima che si cominci ad affermare che il Risorto era apparso a sua
madre. Sulla base di quali indizi, se tutta la tradizione ha taciuto?
Non è
stata tramandata nessuna parola del Risorto a Maria di Nazaret.
Quando le
fu riferito che le donne e i discepoli avevano visto il Risorto, lei avrà
certamente detto, o almeno pensato: “Io lo sapevo già”. Come mai? Gli era
dunque apparso? No, perché aveva creduto anche senza vederlo.
“Non ti è
apparso? Non ti ha parlato?”.
“Da
quando ho dato la carne al Verbo, non ha cessato mai un attimo di parlarmi, lui
che è la Parola”.
“Cosa ti
ha detto?”.
“Non ha
detto parole. È la Parola! Ed è rivestito della mia carne. La sua carne, quella
che io gli ho dato, non può subire la corruzione. È la Vita!”.
«Beata
colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,
45), le aveva proclamato Elisabetta tanti anni prima, quando la grande storia
stava appena iniziando.
Da allora
Maria non aveva smesso di credere. Il dolore della croce e della sepoltura le
avevamo trapassato l’anima come una spada, ma nel profondo del cuore continuava
a credere, fino a sostenere, con la sua fede, la fede del figlio suo.
“Io lo
sapevo già che era risorto”.
Era
rivolta a lei la beatitudine proclamata da Gesù a Tommaso: «Beati quelli che
non hanno visto e hanno creduto» (Gv 20, 20).
Quando
negli ultimi secoli del primo millennio gli scrittori ecclesiastici
cominciarono a dissertare sulla presunta apparizione del Risorto a Maria, si
avvalsero dell’argomento di convenienza: “Conveniva, era giusto che Gesù
apparisse alla madre, perché…”.
Ricorro
anch’io al debolissimo argomento di convenienza, che questa volta mi pare
fortissimo: “Conveniva, era giusto che Gesù non apparisse a Maria perché in lei
si adempisse appieno la beatitudine di chi non avendo visto ha creduto”.
Maria non
ha bisogno di vedere per credere. È il modello di fede della Chiesa. Non lo
sarebbe se avesse creduto perché aveva veduto, non potremmo rispecchiarci in
essa, noi che con questi occhi non vediamo il Risorto.
Mi piace
tuttavia leggere come Giorgio di Nicomedia (siamo nel IX secolo) immagina sia
avvenuto l’incontro di Maria con il figlio risorto:
«Ritengo
che a lei per prima fu dato l’annunzio della divina risurrezione: come infatti
gioì dell’ineffabile incarnazione, così esultò per l’apparizione e lo splendore
del Figlio risorto. Era la Madre: a lei furono affidati i misteri
dell’incarnazione; a lei sola il Signore mostrò i prodigi della risurrezione,
in modo più alto che agli Apostoli e alle donne fedeli, al di sopra della
stessa comprensione delle intelligenze angeliche. Perciò immediatamente e prima
fra tutti l’avvolse la luce radiosa, il lieto fulgore della risurrezione. (…)
Il Figlio
le svela lo splendore della risurrezione; e poiché è dovere onorare la Madre,
l’onora con la sua prima apparizione. Era giusto infatti che per prima
accogliesse la gioia del mondo colei che a noi fu causa della pienezza del
gaudio: lei, cui vennero affidati i misteri celesti; lei, che nella passione di
Cristo fu trapassata da innumerevoli spade. Era giusto che, come ebbe parte ai
patimenti del Figlio, ne pregustasse la gioia divina».
Da allora
molti hanno immaginato questo incontro e il rapporto nuovo che ne scaturì. Tra
i due si apriva, come nella poesia di Rainer Maria Rilke, una nuova stagione di
“familiarità più intensa”, ove non occorrono più le parole:
«Posò lui
per un istante
lieve la
sua eterna ma vicina
mano
sulla spalla di donna.
E
cominciarono,
muti come
gli alberi nella primavera,
infinitamente
al tempo stesso,
questa
stagione
della
loro familiarità più intensa».
Nessun commento:
Posta un commento